Confermato lo stop ai neonicotinoidi, respinti i ricorsi di Bayer e Syngenta

Per il Tribunale della Corte di giustizia europea ha ragione la Commissione Ue a vietare i tre killer delle api perché il principio di precauzione “consente alle istituzioni di adottare misure protettive senza dover attendere che la realtà e la gravità di tali rischi siano esaurientemente dimostrate o che si concretizzino gli effetti nocivi per la salute”


Il Tribunale della Corte di giustizia europea ha respinto integralmente la settimana scorsa i ricorsi della Bayer e della Syngenta contro la restrizione all’utilizzo dei neonicotinoidi clothianidin, tiametoxam e imidacloprid, decisa dalla Commissione europea a fine aprile. Per la Corte del Lussemburgo, la Commissione “è stata in grado di dimostrare che, alla luce del rafforzamento sostanziale dei requisiti relativi all’assenza di effetti inaccettabili delle sostanze attive sulle api, i rischi accertati dall’Efsa (Agenzia Ue) giustificavano la conclusione secondo cui le tre sostanze in esame non rispondevano più ai criteri di approvazione”. Inoltre il principio di precauzione “consente alle istituzioni, quando sussistono incertezze scientifiche riguardo all’esistenza o alla portata di rischi per la salute umana o per l’ambiente, di adottare misure protettive senza dover attendere che la realtà e la gravità di tali rischi siano esaurientemente dimostrate o che si concretizzino gli effetti nocivi per la salute”.

Il tribunale Ue del Lussemburgo, ha quindi confermato le restrizioni d’uso (in particolare nel periodo prima e durante la fioritura) già in vigore dal 2013, e che sono state rafforzate da una messa al bando totale per tutti gli usi esterni già approvato dagli Stati membri nel comitato tecnico Ue competente, e che verrà formalizzata a breve dalla Commissione europea per entrare in vigore entro la fine dell’anno.

Il gruppo Bayer, che produce e commercializza l’imidacloprid e la clothianidin nella Ue e il gruppo Syngenta, che produce e commercializza il tiametoxam, avevano fatto ricorso al Tribunale dell’Unione europea chiedendo l’annullamento di divieti e restrizioni. La Syngenta aveva inoltre chiesto il pagamento di un risarcimento pari almeno a 367,9 milioni di euro.

Intanto domenica scorsa oltre duemila persone hanno manifestato a Basilea a favore di una agricoltura più ecologica e sociale e contro i grandi gruppi agrochimici quali Monsanto e Syngenta. Nell’ambito del movimento mondiale “March against Monsanto” (Marcia contro Monsanto), i manifestanti hanno chiesto un cambio di orientamento nell’agricoltura e denunciato il potere distruttivo dei gruppi industriali di chimica agraria, che diffondono pesticidi tossici, organismi geneticamente modificati, brevetti sulle sementi e la logica del profitto nella produzione alimentare.  Con una lettera aperta al governo cantonale, sono state avanzate anche rivendicazioni a livello locale, quali il finanziamento di un istituto di ecologia agraria all’università di Basilea e la fine di vari partenariati e sponsorizzazioni del gruppo Syngenta con il cantone.
Syngenta, che ha sede a Basilea, è uno dei maggiori produttori mondiali di pesticidi. L’anno scorso l’azionariato è passato in mano cinese. Nella limitrofa cittadina di Muttenz c’è anche una fabbrica della multinazionale tedesca Bayer.

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