IL BIOLOGICO

Ma senza chimica si può?

Vanno sfatati anche i pregiudizi sul fatto che per sfamare la popolazione mondiale sia necessario fare ricorso all’agricoltura chimica. Oggi il problema non è aumentare la produzione agricola ma produrre in maniera sostenibile.

10 DOMANDE SUL BIOLOGICO

Che cos’è il biologico?

In agricoltura biologica si produce solo coltivando o allevando con metodi e sostanze naturali e non utilizzando ogm. L’ecosistema agricolo diventa un sistema in equilibrio: è il modello che dà maggiori garanzie sulla salubrità del cibo e sul rispetto delle risorse naturali.

Agricoltura biologica e convenzionale, quali sono le differenze?

L’approccio è profondamento diverso. Ed è brillantemente condensato in una frase: nell’agricoltura convenzionale si nutre la pianta (a ogni costo, potremmo aggiungere) mentre nel biologico si nutre e si cura il suolo che sostiene la pianta. Nel modello convenzionale l’obiettivo è centrato con una coltivazione intensiva e dai molti risvolti negativi per l’ambiente come inquinamento delle falde acquifere e l’impoverimento della biodiversità.

La chimica usata dall’agricoltura convenzionale può essere dannosa per la salute?

Un numero sempre crescente di medici e scienziati chiede con forza una stretta all’uso di queste sostanze perché fortemente dannose per la salute di tutti noi. Accanto ai problemi creati dall’avvelenamento acuto da pesticidi, si va mettendo sempre più chiaramente a fuoco il pericolo derivante dall’esposizione cronica: dosi piccole ma prolungate nel tempo possono avere effetti cancerogeni, di squilibrio ormonale e di alterazione di svariati organi e sistemi dell’organismo umano.

Fertilizzanti, pesticidi & co. cosa si usa nell’agricoltura biologica?

Diciamo subito che il metodo biologico non prevede l’utilizzo di sostanze di sintesi chimica come i diserbanti o gli insetticidi. S’impiegano invece sostanze presenti in natura. Il rispetto dei cicli naturali è al centro di questo modello produttivo e le colture ruotano in modo da promuovere l’efficienza e minimizzare l’impatto dell’uomo.

Chi sono gli alleati delle tecniche dell’agricoltura biologica?

Un esercito di insetti antagonisti naturali dei parassiti. Ma anche procedure efficaci come la pacciamatura del terreno, ovvero un tappeto di fieno o erba per proteggere dagli sbalzi termici. O ancora il sovescio: la semina di piante che aiutano la fertilità del terreno e combattono l’erosione del suolo. Per non parlare di concimi organici come il compost o l’utilizzo di siepi e alberi che danno ospitalità ai predatori naturali dei parassiti e servono come barriera fisica a possibili inquinamenti esterni.

Ma anche l’agricoltura biologica utilizza sostanze chimiche?

Tra i prodotti ammessi, che – vale la pena ricordarlo – sono cera d’api, oli vegetali, estratti di piante, si trovano anche i composti del rame. Non è giustificato nessun allarme sanitario connesso all’uso del rame che, al contrario, è indispensabile per il nostro organismo come il ferro, il calcio, il magnesio o il fosforo. È la chimica della natura. 

 Ma quindi il rame è diverso dai pesticidi chimici?

La differenza è che i pesticidi sviluppati negli ultimi decenni che pervadono i tessuti interni della pianta, lavare frutta e verdura o sbucciarla non fa la differenza. Il rame invece si deposita solo in superficie, e quindi una volta sciacquato il prodotto, non ne resta traccia.

Anche la carne può essere biologica?

Negli allevamenti biologici gli animali sono curati con tecniche che rispettano il loro benessere. Semaforo rosso a gabbie, eccessiva densità e mangimi di bassa qualità. Negli allevamenti bio, gli animali hanno accesso ogni giorno a pascoli e spazi aperti e la loro densità è limitata. Lo prescrivono le normative, non è solo una scelta dell’agricoltore. Non si aumenta quindi la velocità di crescita o la produzione di latte e uova con farmaci, ormoni, antibiotici e l’alimentazione si basa su foraggi biologici (freschi e secchi).

Che normativa segue l’agricoltura biologica?

Le aziende agricole che producono con il metodo biologico devono documentare ogni passaggio su appositi registri predisposti dal ministero delle Politiche agricole, ciò assicura la totale tracciabilità. Le norme europee inoltre prevedono che la certificazione biologica debba coprire tutta la filiera produttiva. A tutela del consumatore, non solo chi produce ma anche chiunque venda prodotti marchiati come biologici è dunque sottoposto a controlli e ispezioni.

I produttori pagano i controllori?

Sì, certo. Pagano come fanno tutti i produttori che appartengono ad un “club” come i vignaioli che producono vino Dop o gli allevatori che vendono latticini Igp. Gli organismi che effettuano ispezioni e verifiche sono finanziati dai produttori stessi, come accade appunto anche in altri settori alimentari: è la normale prassi. Si fa per il biologico. Si fa per tutte le produzioni di qualità del nostro Paese.