Taglio pesticidi Ue: perché gli obiettivi non sono uguali per tutti

Pesticidi

L’agricoltura convenzionale prova a bloccare Bruxelles. Ecco le ragioni dell’Europa

Ridurre l’uso dei pesticidi usati in  agricoltura è uno dei punti chiave della politica ambientale dell’Europa. Il loro dimezzamento  da qui al 2030 è l’obiettivo indicato dalla Commissione Ue nel documento di valutazione di impatto che accompagna il nuovo regolamento per l’uso sostenibile dei fitofarmaci. Ma il taglio del 50% è l’obiettivo comune dell’Europa al quale i Paesi non devono contribuire nella stessa misura.

Tra i Paesi che devono fare di più l’Italia deve portare a termine lo sforzo maggiore: ridurre del 62% l’impiego di pesticidi. A seguire Malta (-61%), Slovenia (-59%), Germania (-55%). Quindi  Francia e Spagna (entrambe -54%). Sforzi minori richiesti alla Repubblica ceca, Slovacchia e Grecia che possono fermarsi ad un taglio del 35%.

La decisione della Commissione di diversificare gli obiettivi e trattare diversamente i vari Paesi ha però sollevato molte polemiche.

“Si tratta di una  proposta assolutamente inaccettabile che se venisse approvata così com’è porterebbe a una riduzione significativa dei raccolti. Per alcune colture come le pere, le patate o le carote il crollo potrebbe sfiorare il 50%” afferma il Copa-Geca che riunisce le associazioni agricole europee. Per questo Copa-Geca conta di scrivere alla Commissione chiedendo di rivedere i parametri stabiliti tenendo in considerazione la situazione complicata  in cui oggi versa l’agricoltura in Europa.

Posizione analoga quella espressa qualche giorno fa dall’’ex ministro dell’Agricoltura, Paolo De Castro. “La Commissione sembra essere stata colta da un attacco di schizofrenia.   Da un lato chiede ai nostri agricoltori di produrre più cereali, derogando ai requisiti ambientali della Pac, per fare fronte alla crisi alimentare causata dall’attacco russo all’Ucraina. Dall’altro cerca di imporre target di riduzione dei fitofarmaci del tutto irrealistici, e con impatti devastanti sulla capacità produttiva europea e la sicurezza alimentare globale”.

Inoltre, prosegue De Castro “sembra che non sia stato tenuto alcun conto degli sforzi messi in campo dai nostri agricoltori negli ultimi anni, che hanno portato alla significativa riduzione delle quantità di prodotti fitofarmaci utilizzati, e all’innalzamento della loro qualità, quasi azzerando gli impatti sulla salute dei cittadini”.

Completamente diversa la posizione di Franco Ferroni, responsabile Agricoltura di Wwf Italia, che in una intervista a Il Salvagente ha dichiarato: ” L’obiettivo di riduzione dell’uso dei pesticidi fissato dalla Commissione Ue per l’Italia può all’apparenza sembrare eccessivo ma in realtà è commisurato alla quantità di sostanze chimiche di sintesi utilizzata nel nostro paese”.

“Siamo ai primi posti in Europa per consumo di pesticidi” prosegue Ferroni “ma siamo anche ai primi posti per la vendita in Paesi extra Ue di fitofarmaci messi già al bando dall’Unione Europea. Veleni che poi ci ritornano indietro con l’importazione delle materie prime agricole. L’obiettivo di riduzione dei pesticidi indicato per l’Italia è ambizioso quanto necessario. Pertanto realistico. Il mondo agricolo e i decisori politici che difendono gli interessi delle potenti lobby dell’industria dei pesticidi dovrebbero spendere le stesse energie che impegnano per contrastare gli obiettivi della Commissione per dare i un contributo concreto per poterli raggiungere” conclude.

In tema di pesticidi infatti la strada da fare è ancora lunga. Ogni anno complessivamente in Europa sono vendute 350.000 tonnellate di pesticidi (dati Eurostat 2020).  Un dato che nonostante tutti gli sforzi è rimasto praticamente inalterato dal 2011, oscillando del 6% a seconda degli anni. E i due terzi delle vendite si riferiscono solo a 4 Paesi: Germania, Spagna, Francia e Italia.

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