Siamo l’anticamera del deserto

Altro che Bel Paese: il 40% del nostro suolo è poco fertile e a rischio desertificazione. I risultati di uno studio Crea

di Maria Pia Terrosi


Rischio deserto. L’Italia non è più un Paese fertile: il 40% del suolo italiano è infatti carente di carbonio organico, elemento strettamente legato alla fertilità di un terreno. Il dato è emerso da uno studio realizzato per la Fao dal Crea Agricoltura e Ambiente che ha mappato la presenza di carbonio organico nell’intero suolo italiano, utilizzando la digital soil mapping, una tecnologia che mette insieme i dati provenienti dalle Regioni con quelli acquisiti dal mondo accademico.

Rischio deserto, la fotografia è preoccupante

Ne è emersa una fotografia preoccupante. In media il terreno italiano ha una presenza di carbonio organico pari all’1%: un valore molto basso visto che un suolo definito fertile ha una percentuale superiore al 3%. Un rischio deserto.

Il carbonio organico, che costituisce circa il 60% della sostanza organica presente nei suoli, svolge una funzione importante per molte caratteristiche del suolo. Favorisce l’aggregazione e la stabilità delle particelle del terreno riducendo l’erosione, il compattamento e la formazione di croste superficiali; si lega con numerose sostanze migliorando la fertilità del suolo e la sua capacità tampone (la proprietà di opporsi entro certi limiti a variazioni del pH del terreno neutralizzando l’effetto degli agenti chimici acidi o alcalini); migliora l’attività microbica e la disponibilità per le piante di elementi nutritivi come azoto e fosforo; contribuisce alla disponibilità idrica e al degrado degli inquinanti.

Con valori così bassi di carbonio organico come quelli che si registrano in una parte importante dell’Italia un terreno è degradato, poco fertile e a rischio di desertificazione. Dalla mappatura effettuata dal Crea emerge che le zone più a rischio sono proprio quelle ritenute più fertili e a maggior vocazione agricola: tra queste la pianura padana e le aree agricole del sud Italia. In pratica proprio le aree più sfruttate negli anni passati da un’agricoltura intensiva condotta ricorrendo a un uso eccessivo di fitofarmaci.

Ridare feritilità al suolo si può

Eppure i mezzi per restituire carbonio organico e quindi fertilità ai suoli impoveriti ci sono. Basterebbe sottrarre una piccola parte della CO2 presente in atmosfera e farla assorbire dai suoli, cosa che migliorerebbe la qualità del terreno e al tempo stesso ridurrebbe il problema dell’anidride carbonica nell’aria. Si potrebbe farlo – precisa Maria Fantappiè , tecnologa del Crea che con Edoardo Costantini ha collaborato alla realizzazione della mappa – nelle aree forestali con processi di rimboschimento; in agricoltura riabilitando buone pratiche colturali, come il cropping system.

Infatti non solo la materia organica, con il carbonio come suo componente principale, è fondamentale per la salute e la fertilità del suolo  –  e quindi per la produzione alimentare –  ma ha un ruolo importante anche nella mitigazione dei cambiamenti climatici. I suoli del pianeta agiscono come un enorme serbatoio di carbonio, riducendo la presenza di gas serra nell’atmosfera.

 

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