Francia: braccio di ferro sul glifosato

Il ministro francese per la Transizione ecologica, Nicolas Hulot, non riesce a portare al presidente che l’ha nominato il risultato sperato: con 63 voti contrari e solo 20 favorevoli  il 29 maggio scorso l’assemblea nazionale ha bocciato l’emendamento che prevedeva la messa al bando del glifosato entro il 1° maggio 2021.

di Jandira Moreno

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L’assemblea nazionale aveva respinto gli emendamenti, proposti dall’ex ministro socialista Delphine Batho e dalla commissione per lo sviluppo sostenibile, che vogliono vietare l’uso dell’erbicida già dallo scorso anno, proprio mentre la Commissione europea riautorizzava il glifosato per altri 5 anni e il governo francese annunciava di volerne proibire l’uso entro il 2022 a prescindere dalla decisone della Commissione EU.

E così, dopo l’ennesima bocciatura di un nuovo emendamento per accelerare il bando del glifosato, il 4 giugno Richard Ferrand, il capo dei deputati del partito del presidente Macron (La Républic en marche) ha proposto la formazione di una commissione parlamentare per raggiungere l’obiettivo di vietare il glifosato entro 3 anni. Decisiva, in questa fase, è stata la pressione del sindacato degli agricoltori che continuano a protestare contro la scelta di Macron perché non vedono soluzioni alternative all’erbicida.

Ma l’alternativa esiste ed è cresciuta del 125% in 10 anni. Il biologico in Europa è arrivato a occupare 12 milioni di ettari, vale a dire il 6,7% della superficie agricola totale utilizzata (Sau) dell’Unione Europea. A gestire i 12 milioni di ettari sono 295.600 produttori biologici registrati che operano in un solido mercato comunitario dal valore di 27 miliardi di euro. Nel 2016, solo quattro Stati membri hanno rappresentato oltre la metà di tutti i terreni coltivati ​​con metodi biologici: Spagna (16,9%), Italia (15,1%) Francia (12,9%) e Germania (9,5%), insieme rappresentano il 54,4% del totale UE-28.

Nicolas Hulot si è detto “deluso” di non essere riuscito a includere l’emendamento nella legge su agricoltura e cibo, ma non è certo l’unico a essere rimasto scottato dalla vicenda. Le associazioni ambientaliste gridano al tradimento da parte del governo e con loro l’ex ministro Dalphine Batho che vede la longa manus delle lobby chimiche dietro il rallentamento della messa al bando.

Per ora, secondo Richard Ferrand, si farà ricerca, e finché non si troverà un sostituto del glifosato non se ne farà nulla. Ma l’ultima parola spetta alla commissione.

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