È arrivato infatti lunedì 17 giugno il via libera dall’Ue alla prima legge sul ripristino della natura. Dopo mesi di stallo, il Consiglio europeo, formato dai ministri dell’Ambiente, ha confermato il regolamento approvato dal Parlamento europeo e proposto due anni fa dalla Commissione europea. Un passo avanti verso gli obiettivi posti dal Green Deal europeo, che punta al ripristino delle aree naturali degradate in due step: almeno il 20% delle aree terrestri e marittime dell’Ue entro il 2030, e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050.
“Finalmente una buona notizia, un segnale positivo che indica la strada da seguire in Europa. Il via libera alla legge per il ripristino della natura arriva dopo mesi in cui il Green Deal europeo ha subito pesanti contraccolpi. Oggi, grazie al voto dell’Unione europea, possiamo immaginare un futuro in cui vengano messe al centro la transizione ecologica e quindi le politiche green che riguarderanno anche i sistemi agricoli che sono fondamentali per contrastare la sempre più evidente crisi climatica e la perdita di biodiversità”, commenta Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio. “Dobbiamo puntare su metodi agricoli che siano in armonia con la natura e che tutelino la salute del suolo. È chiaro che la sostenibilità ambientale, sociale ed economica sono strettamente interconnesse. Le recenti proteste degli agricoltori in Europa dimostrano che i modelli intensivi sono in crisi non solo dal punto di vista ambientale ma anche economico e sociale. Impegnarsi per un’agricoltura in armonia con la natura significa lavorare per preservare e favorire la biodiversità, sostenendo un ecosistema sano per il Pianeta e per tutti gli esseri viventi che lo abitano”.
“C’è però un punto fondamentale: gli agricoltori non possono affrontare questo cambiamento da soli”, continua Mammuccini. “Per questo ci auguriamo che il Governo investa in termini strategici sugli obiettivi del Green Deal, e che allo stesso tempo supporti gli agricoltori premiando le pratiche agricole sostenibili e investendo in ricerca, innovazione, formazione e assistenza tecnica. L’agricoltura bio dimostra che una strada possibile c’è. Non solo, chi già la pratica può essere un importante punto di riferimento per gli agricoltori che vogliono intraprendere un percorso di transizione ecologica. Infine, voglio ricordare l’impegno e la determinazione delle cittadine e dei cittadini, delle organizzazioni, spesso formate da giovani, che in questi anni non hanno mai smesso di lottare. Il risultato di questi giorni è sicuramente anche merito loro”.
Una battaglia vinta in Europa con una maggioranza qualificata, non tutti i governi infatti hanno votato a favore. Oltre a Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Finlandia e Svezia, anche l’Italia ha votato contro la Nature Restoration Law.