Tanti soldi pubblici agli allevamenti, pochi alle piante

L’Europa investe quattro volte di più nell’allevamento degli animali che nella coltivazione delle piante. Lo rivela un report pubblicato il 1° aprile da Nature Food e ripreso da questo articolo del Guardian. Secondo lo studio, nel 2013 più dell’80% dei fondi pubblici destinati agli agricoltori attraverso la politica agricola comune (PAC) comunitaria è andato ai prodotti animali.

Il perché è legato principalmente ai mangimi per animali: questi prodotti hanno infatti raddoppiato i sussidi collegati a un chilogrammo di carne bovina, la carne con il maggiore impatto ambientale, passando da 0,71 euro a 1,42 euro. Quindi gli alimenti di origine animale secondo l’analisi utilizzano l’82% dei sussidi agricoli dell’Unione Europea, il 38% direttamente e il 44% sotto forma di alimentazione animale. Gli stessi alimenti di origine animale rappresentano l’84% delle emissioni di gas serra della produzione alimentare dell’UE, fornendo al contempo il 35% delle calorie e il 65% delle proteine alla popolazione europea.

Non c’è paragone tra la carne e i vegetali, in termini di rapporto costi-benefici. Basti pensare che per produrre la stessa quantità di proteine, la carne bovina richiede 20 volte più terra delle noci e 35 volte più dei cereali.

Dunque, l’Europa, con questo sbilanciamento a favore dei prodotti animali non sta dando una mano al raggiungimento dei suoi stessi obiettivi in materia di riduzione delle emissioni e, più in generale, di transizione ecologica.

Per questo la politica agricola è criticata dalle associazioni ambientaliste.

In particolare, nel mirino degli ecologisti c’è un’altra recente proposta in materia di agricoltura voluta sempre della Commissione europea, che rappresenterebbe “un ulteriore indebolimento della protezione del suolo, della rotazione delle colture e dei pascoli con un pacchetto di ulteriori modifiche giustificate dalla ‘semplificazione’ dei regolamenti europei e chiedendo la loro approvazione attraverso una procedura di urgenza”, come si legge in una nota stampa diffusa dalle associazioni.

“Questa proposta di ulteriori modifiche verrà discussa nel Consiglio AgriFish. I capi di Stato e di Governo dell’Ue voteranno la proposta nel corso del Consiglio europeo, mentre il voto in plenaria al Parlamento Europeo è previsto entro il mese di aprile. Una procedura del tutto straordinaria che non prevede una valutazione di impatto, né un confronto con la società civile. Decisione ancora più incomprensibile considerata la consultazione proprio sul tema della semplificazione attivata dalla stessa Commissione nelle ultime settimane, i cui risultati sono attesi dopo l’estate, nonché il Dialogo strategico aperto proprio sui temi del futuro dell’agricoltura in Europa”, aggiungono 90 associazioni ambientaliste.

“È urgente un confronto allargato su questo tema che non può essere limitato alle sole organizzazioni agricole, perché il futuro dei sistemi agroalimentari interessa tutti i cittadini e non solo gli agricoltori. Purtroppo, la nostra richiesta di avvio di un ampio dialogo anche a livello nazionale inviata nelle scorse settimane al Ministro Francesco Lollobrigida sembra essere caduta nel vuoto. Questo pacchetto di riforme non solo riporterà la Pac indietro di oltre 25 anni – concludono le realtà non profit – ma danneggerà in particolare tutte quelle aziende agricole che hanno convintamente intrapreso la strada dell’agroecologia e renderanno tutto il sistema agricolo ancora più vulnerabile agli effetti della perdita di biodiversità e della crisi climatica”.

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