Stop all’export di pesticidi vietati nella Ue

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In vista della Giornata mondiale senza pesticidi del 3 dicembre, 326 organizzazioni della società civile invitano la Commissione europea a non rinviare il divieto di esportazione di sostanze chimiche pericolose

Oltre 326 organizzazioni della società civile di tutto il mondo, istituzioni e sindacati hanno pubblicato una dichiarazione congiunta chiedendo il divieto di esportazione di sostanze chimiche pericolose vietate nell’Ue. In vista della Giornata mondiale senza pesticidi del 3 dicembre, hanno rivolto una esortazione alla Commissione europea a non rinviare la proposta legislativa promessa per raggiungere questo obiettivo.

Pan Europe, tra i promotori dell’iniziativa, ricorda che, solo nel 2018, più di 81.000 tonnellate di pesticidi contenenti 41 diverse sostanze chimiche pericolose vietate per uso agricolo nell’Ue sono state esportate dalle società europee. Tali prodotti chimici per l’agricoltura includono il paraquat di Syngenta, il diserbante più mortale al mondo, e l’acetoclor, prodotto da Bayer, vietato nell’Ue per timori legati alla contaminazione dell’acqua potabile e al suo potenziale di danneggiare i cromosomi. L’Ue esporta anche grandi quantità di insetticidi neonicotinoidi vietati e letali per le api.

La petizione per il divieto di esportazione è stata consegnata al commissario per l’Ambiente Sinkevičius ed è stata firmata da oltre 200.000 cittadini di tutto il mondo.
Nel corso di una conferenza stampa, presentati a Bruxelles i risultati di un nuovo studio sull’impatto dei pesticidi sui lavoratori agricoli e sulle comunità del Sud del mondo che tiene conto delle esportazioni di pesticidi vietati e lo stato dei lavori per un divieto a livello di Ue.

La Commissione europea si è impegnata, nella strategia per la sostenibilità in materia di sostanze chimiche, a “dare l’esempio e, in linea con gli impegni internazionali, garantire che le sostanze chimiche pericolose vietate nell’Unione europea non siano prodotte per l’esportazione, anche modificando la legislazione vigente”. Tuttavia, il programma di lavoro 2023 della Commissione europea non include un’azione legale necessaria per fermare questa pratica.

Un portavoce della coalizione della società civile ha dichiarato che “dovrebbe essere un gioco da ragazzi per l’Ue agire rapidamente. Paesi a basso e medio reddito come il Marocco, il Sud Africa, l’India, il Messico, la Malesia o il Brasile sono inondati di pericolosi pesticidi vietati nell’Ue, che non possono essere utilizzati in sicurezza e che hanno un impatto devastante sia sulla salute umana che sull’ambiente, con conseguenti diffusa violazione dei diritti umani. Inoltre, questi Paesi sono tra i maggiori esportatori di prodotti agroalimentari verso l’Ue e quindi i pesticidi vietati potrebbero finire sui piatti della cena dei cittadini dell’Ue”.

Ogni anno si verificano circa 385 milioni di casi di avvelenamento acuto da pesticidi, principalmente nei Paesi a basso e medio reddito, dove un’ampia percentuale della popolazione continua a dedicarsi all’agricoltura o vive in aree in cui vengono utilizzati pesticidi e dove gli agricoltori spesso li maneggiano non protetti.

Complessivamente, secondo l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA), nel 2020 sono state esportate circa 667.000 tonnellate di sostanze chimiche pericolose vietate o soggette a rigorose restrizioni nell’Ue. “La pratica degli stati ricchi di esportare le loro sostanze chimiche tossiche vietate a nazioni più povere prive della capacità di controllare i rischi è deplorevole e deve finire”, recita una dichiarazione approvata da 35 esperti del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite nel luglio 2020. Gli esperti hanno avvertito che gli “impatti sulla salute e sull’ambiente ricadono sui più vulnerabili”.