Stop alle aste a doppio ribasso nel cibo

Consiglio dei Ministri

Il decreto approvato in recepimento della direttiva Ue è uno strumento utile per riportare equilibrio e giustizia nella filiera alimentare

Finalmente le aste a doppio ribasso sui prodotti alimentari sono ufficialmente vietate in Italia. Il Consiglio dei ministri ha, infatti, concluso l’iter di recepimento della direttiva Ue sulle pratiche sleali nella catena produttiva. Approvando un decreto che vieta la vendita di prodotti agricoli e alimentari attraverso il ricorso a gare e aste elettroniche a ribasso. 

“E’ un risultato storico che aspettavamo da tempo e che dà ragione alla battaglia che portiamo avanti da anni: fermare le aste al doppio ribasso è un chiaro segnale alla Grande distribuzione organizzata”, ha dichiarato Fabio Ciconte, direttore dell’associazione Terra!, “e restituisce dignità agli attori della filiera alimentare, a partire dai lavoratori agricoli”.

Denunciato già da alcuni anni da Terra!, quello delle aste a doppio ribasso è un meccanismo perverso a volte adottato dalla Gdo e da sigle di discount per aggiudicarsi a prezzi bassi grandi partite di prodotti. Ad esempio in Italia per passata di pomodoro, olio, caffè, legumi, conserve di verdura.

Nel 2018 secondo Terra!, utilizzando il sistema delle aste a doppio ribasso 20 milioni di passate di pomodoro sono state acquistate dal gruppo Eurospin a 31,5 centesimi, quasi al di sotto del costo di produzione. Successivamente lo stesso gruppo – che ora precisa di non utilizzare più le aste elettroniche a doppio ribasso – ha organizzato una serie di aste al ribasso per acquisire prodotti della quarta gamma, le insalate in busta, arrivando ad aggiudicarsele con un ribasso del 30% rispetto al prezzo di partenza.

Ecco come funziona. Il gruppo della Gdo convoca via mail un’asta chiedendo ai fornitori di proporre un prezzo per la vendita di un determinato stock di merce. Una volta raccolte le offerte il committente richiede un nuovo prezzo questa volta utilizzando come base l’offerta più bassa ricevuta. Il tutto avviene su una piattaforma digitale: il fornitore ha pochi minuti per decidere e proporre un ulteriore ribasso nel tentativo di assicurarsi la commessa.

Nei fatti questa pratica innesca una competizione selvaggia tra produttori che pur di vendere i propri prodotti accettano prezzi stracciati scaricandoli poi sull’ultimo anello della catena, i braccianti. Lavoratori spesso migranti che – secondo il rapporto Agromafie e caporalato – sono pagati 15/20 euro per 10-12 ore lavorative. 

Un sistema che mette in luce lo squilibrio nei rapporti tra lavoratori e produttori agricoli, industrie e canali di distribuzione. Per questo il decreto può essere un passo avanti per favorire il riequilibrio della filiera alimentare e  la comprensione del valore del cibo e del giusto prezzo. 

“L’unico scopo delle aste a doppio ribasso è spuntare listini bassi a qualsiasi costo, non prendendo in considerazione nulla. I prezzi bassi si ottengono contenendo i costi di produzione. Questi, nell’immediato, si raggiungono agendo su due fattori: abbassando i salari dei lavoratori e/o diminuendo la qualità delle materie prime. Per questo il provvedimento è sicuramente una decisione che porterà dei vantaggi a tutta la società”, ha chiarito il  vicepresidente di Slow Food, Raoul Tiraboschi. 

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