Allevamenti intensivi: basta con l’era delle gabbie

Allevamenti intensivi

Finora solo negli allevamenti biologici si parlava di benessere animale: ora questa linea sta raccogliendo sempre maggiori consensi. Lo standard FederBio

Se l’eliminazione dell’uso delle gabbie negli allevamenti fino a qualche anno fa sembrava una delle classiche battaglie perse, ora le cose stanno cambiando. E sul tema si sta raccogliendo la mobilitazione di molti cittadini. In Europa attualmente sono 300 milioni gli animali allevati in gabbia, privati dei loro comportamenti naturali e costretti a vivere in condizioni di estremo disagio. Il che produce effetti sul loro benessere e stato di salute, determinando un elevato ricorso agli antibiotici rischioso anche per la salute umana in termini, ad esempio, di antibiotico-resistenza.

Se alcuni Paesi sono molto vicini all’obiettivo di non avere animali allevati in gabbia – lo sono solo il 3% in Austria e il 14% in Germania – per altri la strada da fare è ancora lunga. Tra questi l’Italia dove siamo ancora al 68% degli animali allevati in gabbia.

La buona notizia però è che si tratta di un problema sempre più avvertito dai cittadini.  Lo dimostra il successo ottenuto dall’Ice End the Cage Age partita a novembre 2018 per mettere fine a questa pratica. Ha raccolto le firme di quasi un milione e 400 mila cittadini di 18 Stati membri Ue.

“Vogliamo che l’Ue elimini l’uso delle gabbie per tutti gli animali d’allevamento”, ci ha detto Eleonora Evi, eurodeputata dei Verdi europei, vice-presidente dell’Intergruppo sul Benessere animale al Parlamento europeo e Co-Presidente del gruppo di lavoro per un allevamento senza gabbie. “Ogni anno milioni di animali in Europa trascorrono tutta o una parte significativa della loro vita imprigionati nelle gabbie. Galline ovaiole e conigli allevati per la carne vengono tenuti in uno spazio uguale alla superficie di un foglio A4. Quasi tutte le scrofe trascorrono la metà dell’anno in gabbie nelle quali non possono nemmeno voltarsi su se stesse. I cittadini sono sempre più preoccupati per il benessere degli animali e sempre più contrari all’agricoltura industriale e alle pratiche agricole intensive, come l’allevamento in gabbia, che distruggono gli habitat naturali e rappresentano un serio rischio per l’insorgere di nuove pandemie”.

Oltre ai cittadini anche il mondo produttivo si sta muovendo in questa direzione. Poche settimane fa alcune grandi aziende – tra cui Barilla, Ferrero, Mondelēz, Nestlé e Unilever – hanno scritto alla Commissione europea e alle Commissioni competenti del Parlamento europeo per chiedere l’abolizione dell’uso delle gabbie negli allevamenti europei.

La filosofia del biologico, che ha sempre sottolineato l’importanza del benessere animale, sta dunque facendo scuola. Federbio ha elaborato uno  standard per il benessere animale, denominato ‘High Welfare’”. Non si limita alle galline ovaiole e ai polli da carne, ma riguarda anche l’allevamento di bovini, suini, ovini e caprini.

Nel caso delle galline, ad esempio, questo standard prevede che gli animali abbiano libero accesso all’esterno: uno spazio di 4 metri quadrati ciascuno per becchettare, razzolare. Ai bovini devono essere garantiti almeno 120 giorni di pascolo all’anno. Inoltre, l’alimentazione deve essere costituita principalmente da foraggi. I vitelli devono essere allattati dalla madre per tre mesi e non possono essere allevati in recinti isolati.

Anche i suini devono poter trascorrere almeno 120 giorni al pascolo; vietate le gabbie di gestazione e allattamento per le scrofe. Vietate anche le mutilazioni: dal taglio del becco nei polli a quello delle corna nei bovini e ovini, passando per il taglio della coda nei suini e per la limatura dei denti.

 

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