“La strategia Farm to Fork rappresenta un passaggio strategico per la nostra agricoltura, che vede un cambio di paradigma verso l’agroecologia: una transizione necessaria e prioritaria rispetto alla crisi climatica ma anche una chance economica, cioè reddito per gli agricoltori. La sostenibilità come un’opportunità. Sempre più cittadini scelgono cibo che rispetta ambiente e salute: questo può essere l’elemento che contraddistingue le produzioni europee. L’Europa può essere pioniera nella scelta della sostenibilità”.
Lo ha dichiarato Maria Grazia Mammuccini, presidente di Federbio, nel suo intervento nella mattinata di mercoledì scorso, 2 settembre, nel corso di un’audizione informale alla Commissione Agricoltura della Camera. L’incontro si è svolto nell’ambito dell’esame della Comunicazione della Commissione – al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni – della strategia “Dal produttore al consumatore”, Farm to Fork in inglese, per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente. Gli esponenti politici della Commissione hanno ascoltato, in videoconferenza, alcuni rappresentanti della coalizione Cambiamo agricoltura, alla quale aderiscono tutte le associazioni del biologico.
Superfici bio e stop ai pesticidi
Tra gli obiettivi della strategia Farm to Fork che la coalizione valuta positivamente, vi sono in particolare il “ruolo positivo attribuito all’agricoltura biologica con l’impegno al raggiungimento del 25% della superficie agricola europea (SAU) in biologico”, ha spiegato Mammuccini.
In questo quadro, l’Italia si pone obiettivi ambiziosi per salire sul podio del bio a livello comunitario.
“La superficie italiana bio è già al 15,5%, rispetto all’8% che è l’attuale media europea: siamo al doppio. Il nostro obiettivo – ha aggiunto la presidente FederBio – è andare oltre il 25% sancito dalla strategia Ue: puntiamo al 40%. Quanto all’Europa, appunto, darsi come target il 25% di superficie coltivata a biologico significa triplicare la quota attuale: è evidente che tutta l’agricoltura dovrà alzare l’asticella per offrire soluzioni sostenibili. Il nostro Paese dovrebbe quindi sposare questa strategia, in linea col green deal europeo, tenendo conto che la nostra agricoltura è tra l’altro particolarmente coerente con questo modello”. E che, per una volta, partiamo avvantaggiati.
Per raggiungere questi ambiziosi traguardi, in ogni caso, secondo Mammuccini, “è importante che la politica agricola comune (PAC) si armonizzi con la strategia europea Farm to Fork”.
Le associazioni del bio hanno poi ribadito la necessità di ridurre i pesticidi della metà. Per fare tutto ciò, le associazioni chiedono di essere coinvolte dal governo nella fase in cui si deciderà come adeguarsi al piano europeo – coinvolgimento che, secondo la presidente FederBio, fino ad ora non c’è stato.
Recovery fund, mense e legge sull’agricoltura: i “nodi” italiani
Rispetto al recovery fund, poi, per Mammuccini, bisogna “mettere al centro l’agroalimentare e il biologico, che possono essere un volano per la ripresa economica, assieme ai biodistretti che possono dare opportunità a molti territori. Per il bio la strategia Farm to Fork indica un piano d’azione europeo. Pensiamo che non solo ci voglia un supporto attraverso la PAC ma servano anche ricerca, innovazione e sostegno tecnico per gli agricoltori. Così come più comunicazione e informazione per i cittadini”.
A proposito di luoghi in cui sensibilizzare i consumatori, “la strategia Farm to Fork indica le mense pubbliche come uno strumento strategico di educazione non solo per i bambini ma anche per le famiglie. In Italia notiamo purtroppo quanto questo sia in contrasto con le linee guida del Ministero della Sanità…”.
Sempre pensando al quadro nazionale, Mammuccini ha puntato l’attenzione sull’”approvazione definitiva della legge sull’agricoltura biologica: la Commissione Agricoltura della Camera ha lavorato benissimo, in tempi veloci, tenendo conto e uscendo con un testo molto equilibrato ma ora la norma è ferma al Senato”.
Franco Ferroni, responsabile agricoltura del Wwf Italia, ha ricordato come, mentre la Farm to Fork richiede il 10% delle superfici coltivati a zone di biodiversità, la ministra all’Agricoltura Teresa Bellanova avrebbe indicato un obiettivo del 5%. “Auspichiamo per tanto che dal Parlamento arrivi un messaggio forte al governo, in particolare alla ministra Bellanova – ha dichiarato Ferroni -, proprio sul tema delle percentuali delle superfici coltivate. Siamo inoltre preoccupati sugli esiti della riforma sul piano nazionale di azione sui pesticidi: stiamo aspettando la versione aggiornata di questo importante strumento con cui l’Italia dovrebbe dare un contributo sostanziale alla strategia europea”.
Per Damiano Di Simine, Legambiente Lombardia, “rispetto all’inquinamento altri settori produttivi hanno fatto i compiti a casa, ora li deve fare anche l’agrozootecnia”. Federica Luoni, dell’area conservazione della Lipu, ha infine ricordato che sono oltre 70 le associazioni che sostengono la campagna “Cambiamo agricoltura”. La biodiversità è proprio il nodo centrale, la chiave di volta sia a livello nazionale che comunitario, per le associazioni ambientaliste coinvolte. “Le popolazioni di uccelli agricoli – ha spiegato Luoni – sono calate in alcune zone dell’80%, un dato per fortuna non uniforme, in altre zone abbiamo dati che ci fanno ben sperare. Da questi territori e da questi buoni modelli dobbiamo ripartire”.
Qui il video integrale della seduta in Commissione Agricoltura.