Farm to Fork: le lobby non bloccano la strategia green

Il piano per la sostenibilità agroalimentare verrà presentato il 20 maggio. Bayer e agricoltori convenzionali non riescono a congelare regolamenti più severi, specie sui pesticidi

di Goffredo Galeazzi


“La Commissione europea ha in programma di adottare la strategia” sulla sostenibilità dell’agroalimentare il 20 maggio, perché “più veloce è la transizione e meno costosa e meno dolorosa sarà”. Lo ha confermato il vicepresidente dell’esecutivo comunitario, Frans Timmermans, nella sua audizione la scorsa settimana alla Commissione Agricoltura dell’Europarlamento, mettendo fine a una polemica che dura da settimane sulla data di presentazione della strategia Farm to Fork (dalla fattoria alla forchetta). Rifiutando la richiesta di rinviare ulteriormente le iniziative del Green Deal dell’Ue, tra cui la strategia Farm to Fork, per concedere più tempo ad altre consultazioni anche con gli agricoltori. Timmermans ha anche respinto l’idea, espressa da vari europarlamentari, dell’esistenza di una contraddizione tra sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale: “Se vogliamo la sicurezza alimentare a lungo termine, se vogliamo prospettive a lungo termine per il nostro settore agricolo, dobbiamo agire sulla crisi climatica”.

La Comunicazione sul sistema agroalimentare, insieme a quella sulla biodiversità, prevedono obiettivi a lungo termine per la riduzione di pesticidi e degli antibiotici negli allevamenti e per l’aumento delle superfici coltivate a biologico. Erano originariamente in programma a marzo, poi sono state spostate a fine aprile, quindi fissate adesso al 20 maggio.

“Congelare regolamenti più severi”

Non tutti apprezzano però la tabella di marcia della strategia Farm to Fork adottata dalla Commissione europea. Con due lettere, inviate a metà marzo e inizio aprile ai politici europei, Bayer-Monsanto e Copa-Cogeca (la lobby europea degli agricoltori), chiedono apertamente di congelare qualsiasi idea di regolamenti più severi, specialmente sui pesticidi. A loro giudizio sarebbero necessari ulteriori studi “prima di prendere qualsiasi decisione politica o normativa”, in particolare “quando si tratta di fissare obiettivi come quelli volti a ridurre uso di pesticidi, fertilizzanti o antibiotici”. In particolare, Bayer-Monsanto insiste sul cosiddetto rischio che le nuove norme europee sui pesticidi siano “ostacoli agli scambi” che priveranno i Paesi dell’Africa e dell’America Latina di “opportunità di sviluppo economico e sostenibilità ambientale”.

La denuncia delle pressioni per rallentare la strategia Farm to Fork viene dalla Ong Foodwatch che ha promosso una petizione che ha già raccolto oltre 50 mila firme per impedire a Bayer-Monsanto, Basf e Syngenta di continuare a produrre e vendere a Paesi terzi pesticidi vietati in Europa.

La strategia Ue sulla biodiversità

Sempre il 20 maggio la Commissione intende presentare la strategia Ue sulla biodiversità che, secondo quanto anticipato dall’Ansa, deve “riportare la natura nelle nostre vite”. Con la metà del Pil globale, circa 40mila miliardi, che dipende direttamente dalla tenuta degli ecosistemi, proteggere la natura è anche un affare. Così la Commissione presenterà un elenco di impegni, la maggior parte dei quali al 2030 e a livello Ue, per invertire la tendenza alla perdita di diversità biologica. Come piantare tre miliardi di alberi e intensificare la lotta al traffico di animali selvatici, legato all’insorgenza del Covid-19 e altre malattie simili. Ma anche destinare il 30% delle terre e il 30% dei mari a aree protette, tagliare l’uso dei pesticidi del 50% e quello dei fertilizzanti del 20%, e aumentare le superfici agricole coltivate con metodo biologico dall’8% ad almeno il 25%.
La comunicazione prevede anche un’iniziativa per investire capitali pubblici e privati per 10 miliardi in 10 anni su natura ed economia circolare. Ce ne vorrebbero 20 l’anno, si legge nel documento, solo per le aree protette. Almeno una parte, è l’idea della Commissione, dovrebbero venire dalla quota del 25% del bilancio 2021-2027 che già oggi la Bruxelles propone di destinare all’azione per il clima. Adesso saranno i leader dei 27 Paesi a doverla approvare.

La strategia dovrebbe vedere la luce dopo diversi rinvii, l’ultimo dei quali per lo sconquasso provocato dal coronavirus. Il documento prende le mosse proprio dalle lezioni della pandemia, legata come altri morbi (Sars, Aviaria, Ebola) alle interferenze dell’uomo con la natura, in particolare al commercio illegale di specie selvatiche. Per contrastare questo fenomeno, la Commissione intende inasprire le norme sul commercio di avorio nel 2020 e varare un nuovo piano d’azione sul commercio illegale di animali entro il 2022.

Elemento centrale del Piano per la ripresa

La biodiversità dovrebbe anche essere “un elemento centrale” del Piano per la ripresa da lanciare contro la crisi economica causata dal Covid-19. Tra gli altri obiettivi annunciati: Piani urbani per il verde in tutte le città con più di 20 mila abitanti entro il 2021 e l’uso del 10% della superficie agricola Ue per creare paesaggi ad alta diversità collegati tra loro, in modo da formare infrastrutture verdi. La Commissione punta anche a un buono stato di tutte le acque superficiali e sotterranee entro il 2027.

 

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