Primi passi del biodistretto delle Colline e dei Castelli Romani

All’orto botanico di Tor Vergata è partito a febbraio il progetto per il biodistretto che interesserà Roma, il Comune agricolo più grande d’Europa

di Maria Pia Terrosi


Creare un biodistretto delle Colline e dei Castelli Romani alle porte di Roma. Questo l’obiettivo di un percorso finalizzato alla costituzione del comitato promotore del biodistretto partito il 14 febbraio all’orto botanico di Roma Tor Vergata alla presenza dei rappresentanti delle amministrazioni locali, dei produttori, dei consumatori e delle maggiori associazioni nazionali tra cui FederBio, Aiab, Wwf, Isde, biodinamici.

In Italia si contano già 34 biodistretti, ma quello delle Colline e dei Castelli Romani potrebbe diventare un punto di riferimento per il movimento nazionale e internazionale. Anche alla luce del fatto che Roma è il Comune agricolo più grande d’Europa e quasi due terzi del suo territorio sono agricoli o inseriti nelle aree protette. In pratica circa 80.000 ettari su 128.000 che compongono il territorio comunale.

Il biodistretto è un’area geografica in cui agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni, pubbliche amministrazioni si accordano per la gestione sostenibile delle risorse locali. Dar vita a un biodistretto non significa solo la conversione delle coltivazioni agricole al modello biologico. Riguarda anche la promozione del territorio in tutti i suoi aspetti mettendo insieme le risorse naturali, culturali, produttive per valorizzarlo con politiche locali orientate alla salvaguardia dell’ambiente, delle tradizioni e dei saperi locali.

Nel Lazio è già conosciuta l’esperienza dei mercati contadini di Roma, Castelli Romani e Città metropolitana, in grado di coinvolgere negli anni migliaia di consumatori e centinaia di produttori, creando un volano per uno sviluppo alternativo, sostenibile ed ecocompatibile e valorizzando al contempo le risorse del territorio. Il prossimo passo sarà portare avanti, sotto la regia degli enti d’area vasta (Parco dei Castelli Romani e Comunità montana), iniziative a livello territoriale per l’allargamento del Comitato promotore a tutte le amministrazioni comunali interessate.

Famiano Crucianelli, presidente del biodistretto della Via Amerina e delle Forre, ha ribadito l’importanza di partire dal basso per la costruzione del biodistretto, sul modello della vendita diretta effettuata nei mercati contadini. “Questa alleanza è necessaria anche per affrontare le grandi questioni dei pesticidi e del cambiamento climatico che devono mettere al centro della scena l’agricoltura e il cibo”, ha ricordato.

“Nella costituzione del biodistretto”, ha sottolineato Maria Grazia Mammuccini, presidente nazionale di FederBio che sta agevolando il processo di crescita di questa nuova struttura, “non è in gioco la questione del finanziamento di questo o quel progetto, ma la ricostruzione della comunità del cibo, formata da produttori e consumatori. L’esempio da seguire è quello dell’agricoltura biologica, che si occupa della tutela sia dell’ambiente che delle condizioni di lavoro e di vita di chi fatica nei campi e che utilizza, come strumento di valorizzazione del prodotto, la vendita diretta al consumatore finale, come accade anche nei mercati contadini.”

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