Cento ettari per salvare le api

Con un anno e mezzo di anticipo raggiunto l’obiettivo del progetto “Bee the future” lanciato da Eataly con Slow Food e Arcoiris. L’alleanza, nelle zone ad agricoltura super intensiva, con i Resistenti

di Redazione


Con un anno e mezzo di anticipo rispetto al timing previsto, già in autunno sarà raggiunto l’obiettivo dei cento ettari di terreno destinati ai fiori più amati dalle api. Il progetto si chiama “Bee the future” ed è stato lanciato nella primavera 2018 da Eataly, assieme a Slow Food e Arcoiris, unica azienda italiana a produrre esclusivamente sementi biologiche e biodinamiche. Dalla collaborazione è nata una linea di semi da agricoltura biologica, attraverso la selezione di varietà mellifere particolarmente incisive per lo sviluppo delle api: malva, girasole, calendula, coriandolo, aneto, borraggine, fiordaliso.

“Ci siamo concentrati”, ha spiegato all’agenzia Radiocor una portavoce di Eataly, “sulla sensibilizzazione degli agricoltori che operano nelle aree a più alto sfruttamento: quelle delle monocolture di mais in Piemonte, i territori del Prosecco in Veneto, le aree degli allevamenti intensivi di bovini in pianura padana e le monocolture di nocciolo nella provincia di Viterbo”.

Le aree pugliesi della viticoltura

Nel 2019 il progetto ha coinvolto anche le aree pugliesi destinate alla viticoltura da tavola, che negli ultimi anni ha assunto un ruolo dominante nel paesaggio frutticolo di questa regione, compromettendo la salute dei suoli e stravolgendo il paesaggio con l’impiego di pali di cemento, fili di acciaio, coperture in plastica. Attraverso il coinvolgimento di oltre cinquanta agricoltori cosiddetti “resistenti”, parte dei terreni da loro coltivati è stata adibita alla coltivazione di fiori bee-friendly. “Il miscuglio ha una caratteristica decisiva”, ha spiegato uno degli agricoltori coinvolti. “Si tratta di semi biologici di dieci specie mellifere, a impollinazione aperta e non conciati. In questo modo si evita l’uso di pesticidi e si mette in atto una reale azione benefica a favore degli impollinatori”.

Nonostante il traguardo dei cento ettari sia stato raggiunto con notevole anticipo sui tempi, il progetto va avanti perché, hanno commentato a Eataly, “non ci poniamo limiti”. Senza le api, ricorda la Fao, sparirebbero dalle nostre tavole albicocche, fragole, ciliegie, mele, pere, agrumi, pesche, kiwi, castagne, susine, mandorle, meloni, aglio, pomodori, cetrioli, cavoli, ravanelli, asparagi, zucchine, carote, cipolle: 70 delle principali 100 colture del mondo.
Il progetto Bee the Future ha l’obiettivo di riportare la biodiversità nelle zone dove, a causa di metodi agricoli basati sull’alto rendimento dei terreni, sta scomparendo. Il lavoro programmato da Eataly con Arcoiris parte proprio da zone intensamente coltivate a monocolture. In particolare: le aree destinate alla monocoltura del mais in Piemonte; la vasta zona del Prosecco in Veneto; i territori destinati agli allevamenti intensivi di bovini in Pianura Padana; le aree agricole della monocoltura di nocciola nel Lazio; le aree agricole della monocultura dell’uva da tavola in Puglia.

I Resistenti

In queste zone sono stati cercati gli agricoltori da cui partire, chiamati i Resistenti, perché determinati a portare avanti modelli di agricoltura virtuosa in aree molto colpite dalla moria degli insetti. Da parte sua Arcoiris ha messo a punto un miscuglio di semi italiani, biologici e non ibridi, utili sia per la bottinatura delle api sia per il sovescio. Il miscuglio è composto da 10 piante (grano saraceno, trifoglio alessandrino, coriandolo, facelia, lino, senape, sulla, rucola, girasole, trifoglio incarnato). A partire dalla primavera 2018 i semi sono stati consegnati ai Resistenti che li hanno seminato nei loro terreni. Nel 2019, invece, è stato consegnato un mix di sementi biologiche differente, ovvero coriandolo, girasole, borragine, calendula e malva.

Il problema della moria delle api

Il problema della moria delle api viene da lontano. Negli ultimi cinquant’anni le api sono diminuite in modo spaventoso in tutto il mondo. A partire dal 2006 questo declino è diventato impressionante e in Europa la mortalità delle colonie di api si è attestata intorno al 20%. Questo fenomeno, che non comporta semplicemente la diminuzione della produzione di miele, ha iniziato ad avere serie ripercussioni. Il ruolo delle api, responsabili dell’impollinazione di centinaia di specie di piante, è fondamentale per il nostro cibo, ma anche per la sopravvivenza della biodiversità e, quindi, per la vita sulla Terra. In Europa si calcola che l’84% delle 264 specie coltivate dipende dall’impollinazione degli insetti e ben 4.000 specie vegetali sopravvivono grazie alle api e agli insetti impollinatori come bombi, farfalle, falene e sirfidi.

Le cause della moria

Gli esperti concordano sul fatto che non esiste un’unica causa alla base di questa grave moria, ma certamente una delle più gravi è l’inquinamento generato dai trattamenti fitosanitari. Con l’agricoltura industriale si è puntato a coltivare monocolture utilizzando fertilizzanti di sintesi. Le fattorie agricole sono diventate deserti agricoli alimentari, dominati da una o due specie di piante, come mais e soia. E sono stati usati erbicidi per uccidere le piante infestanti, molte di queste fondamentali per le api. Nel contempo non sono più state coltivate le colture di copertura, come il trifoglio e l’erba medica che nutrivano il terreno fissando l’azoto e nutrivano le api con i loro fiori.

 

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