Controllo sui pesticidi? Molto complesso, parola di Ispra

I pesticidi concepiti per combattere organismi considerati nocivi, possono essere pericolosi per gli organismi viventi in generale. La difficoltà di monitorare un universo di sostanze troppo ampio e variato, che possono interagire tra loro.

di Goffredo Galeazzi


Ci sono in giro 400 sostanze impiegate in agricoltura come pesticidi, solo nel 2014 ne sono state vendute 130 mila tonnellate in Italia. E i pesticidi “essendo concepiti per combattere organismi considerati nocivi, possono essere pericolosi per gli organismi viventi in generale”. Non lo dicono (solo) gli ambientalisti: stavolta è chi fa i controlli a sottolineare la difficoltà di capire che fine fanno, e quanto male fanno, i prodotti chimici rilasciati nei campi. Si interroga infatti l’Ispra, l’Istituto superiore per la ricerca ambientale che ha assorbito le competenze dell’Agenzia nazionale per l’ambiente,  su come riuscire a monitorare un universo di sostanze troppo ampio e variato, che possono interagire tra loro in modo che ancora non conosciamo realmente.

Secondo quanto si legge nel manuale-guida di “Monitoraggio nazionale dei pesticidi nelle acque. Indicazioni per la scelta delle sostanze” una cosa è certa. “In funzione delle caratteristiche molecolari, delle condizioni di utilizzo e di quelle del territorio (i prodotti fitosanitari) possono migrare e lasciare residui nell’ambiente e nei prodotti agricoli, con un rischio per l’uomo e per gli ecosistemi. Il monitoraggio dei pesticidi è complesso e oneroso a causa del grande numero di sostanze e delle aree interessate dall’uso. Sono circa 400 le sostanze impiegate in agricoltura e sono state vendute circa 130.000 tonnellate di prodotti fitosanitari. Per i biocidi non si hanno informazioni analoghe ed è difficile, anche in ragione dei diversi scenari d’uso, dare indicazioni utili al monitoraggio. In ogni caso si richiede la predisposizione di una rete che copra gran parte del territorio nazionale e il controllo di un grande numero di sostanze. Negli anni c’è stata un’evoluzione positiva del monitoraggio, con un’estensione della rete di campionamento, un aumento delle sostanze cercate e un miglioramento delle prestazioni dei laboratori. Rimane ancora, tuttavia, una disomogeneità fra le regioni del nord e quelle del centro-sud, dove il monitoraggio è generalmente meno rappresentativo. D’altra parte, c’è la necessità di un aggiornamento continuo dei programmi di monitoraggio, per tenere conto delle nuove sostanze”.

Chi si deve occupare di controllare, insomma, si preoccupa delle difficoltà insite nel farlo. Ma leggendo il documento approntato dall’Ispra si arriva anche a un’altra conclusione: il punto è che l’effetto combinato dei pesticidi – tanti pesticidi – è per ora veramente al di fuori della portata della ricerca. “Nelle acque si trovano spesso miscele di sostanze diverse”, si legge nello studio Ispra. “Il monitoraggio 2013-2014, ha confermato e reso più evidente il problema. Ciò significa che gli organismi acquatici, ma anche gli altri organismi e l’uomo, per esempio attraverso la catena alimentare, sono spesso esposti a miscele di pesticidi. È ampiamente riconosciuta la necessità di tenere conto dei possibili effetti cumulativi per arrivare a una corretta previsione del rischio…. Esistono lacune conoscitive riguardo agli effetti di miscele chimiche e, conseguentemente, risulta difficile realizzare una corretta valutazione tossicologica”.

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