California, glifosato nella lista sostanze cancerogene

Respinto il ricorso della Monsanto che chiedeva una proroga all’obbligo di etichettatura. La multinazionale annuncia: continueremo a lottare in modo deciso contro questa decisione impropria.

di Goffredo Galeazzi


A partire dal 7 luglio il diserbante glifosato, commercializzato dalla Monsanto con il nome Roundup, è stato etichettato come cancerogeno in California. Lo ha stabilito la OEHHA (Office of Environmental Health Hazard Assessment), l’agenzia incaricata di proteggere ambiente e salute.
La multinazionale Monsanto ha citato in giudizio lo Stato della California all’inizio del 2017 al fine di ottenere una proroga all’obbligo di etichettatura, che però non è stata concessa. Il giudizio finale dell’appello, dunque, deve ancora essere pronunciato.
Nonostante la sconfitta parziale, la multinazionale ha promesso di voler continuare la sua battaglia legale contro l’inserimento del glifosato nella lista. “Questo non è l’ultimo passaggio e non ha alcun effetto sulla decisione di merito sul caso. Continueremo a lottare in modo deciso contro questa decisione impropria”, ha detto Scott Partridge, vicepresidente per le strategie globali della Monsanto.
La California ha portato avanti la sua battaglia forte degli obblighi in materia di sicurezza delle acque, tra cui la legge del 1986 detta Proposizione 65, che prescrive un elenco aggiornato delle sostanze che potenzialmente possono causare cancro e malformazioni genetiche.

fonte: Reuters

Altri articoli

Minor rischio di tumori con il cibo biologico

Uno studio delle Università della California – Berkeley e San Francisco – dimostra che i livelli di pesticidi diminuiscono fino al 60% dopo sei g

Il Paese potrebbe diventare il primo in Europa a vietare qualsiasi uso del prodotto a partire dal 2020 di Redazione In dirittura d’arrivo il

risarcimento

La multinazionale dell’agrochimica, assediata nei tribunali, chiede una soluzione “economicamente praticabile”: le richieste di risarcimento son

glifosato

Una ricerca dell’Università Sant’Anna di Pisa ha studiato una soluzione alternativa Il prossimo dicembre scade l’autorizzazione all’uso del