Pesticidi, nascosti all’Ue i test sfavorevoli e gli effetti deleteri

Pesticidi nelle città

Uno studio pubblicato dalla rivista Environmental Health: i dati sulla tossicità di alcune molecole trasmessi solo alle autorità di regolamentazione Usa

Diverse compagnie agrochimiche avrebbero nascosto alle autorità di regolamentazione europee i risultati a loro sfavorevoli dei test sulla tossicità di alcune molecole dei pesticidi che comporterebbero disturbi del neurosviluppo nelle persone. Nonostante gli stessi studi siano stati presentati anni prima alle autorità di regolamentazione statunitensi che non hanno mosso particolari obiezioni. Quando poi le autorità comunitarie sono state informate degli studi sfavorevoli, tra i 14 ei 21 anni dopo la loro realizzazione, in alcuni casi sono stati applicati nuovi limiti di sicurezza e in altri casi la valutazione è ancora in corso.

Sono le evidenze di uno studio pubblicato dalla rivista Environmental Health, frutto della ricerca condotta dal chimico Axel Mie (Università di Stoccolma, Karolinska Institute) e dalla tossicologa Christina Rudén (Università di Stoccolma), e rilanciato da un pool giornalistico costituito dalla Radiotelevisione pubblica svizzero tedesca SRF in collaborazione con Bayerischer RundfunkSpiegel (entrambi in Germania), Guardian (Regno Unito) e Le Monde (Francia).

Gli effetti deleteri dei pesticidi riguarderebbero i disturbi del neurosviluppo nelle persone, quindi con effetti direttamente sul cervello, come “autismo, deficit di attenzione e iperattività e altre disabilità intellettive”, che vengono segnalati in aumento in molti Paesi.

I due ricercatori hanno svolto un lavoro scrupoloso confrontando “i dati trasmessi dai produttori alle autorità americane da un lato, ed europee, dall’altro”, e sono stati così in grado “di identificare nove pesticidi per i quali diversi produttori hanno presentato test condotti su animali da laboratorio sulla neurotossicità nella fase di sviluppo (Dnt) – studi comuni per i pesticidi – all’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente (Epa), ma non all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa)”. Tra i risultati degli studi non divulgati c’erano cambiamenti nelle dimensioni del cervello, ritardata maturazione sessuale e ridotto aumento di peso nella prole di ratti da laboratorio esposti a un pesticida durante la gravidanza.

Condotti tra il 2001 e il 2007, questi test “non sono stati presi in considerazione dall’Autorità europea durante le prime autorizzazioni di nove sostanze (abamectina, etoprofos, buprofezin, fenamidone, fenamifos, fluazinam, glifosato-trimesio, pimetrozina, piridaben), per lo più concesse alla fine degli anni 2000”. Si legge su Le Monde il commento del neurobiologo Yehezkel Ben-Ari, del National Institute di Salute e Ricerca Medica (Inserm): il lavoro dei due ricercatori “deve essere considerato tanto più seriamente dal momento che gli impatti dei pesticidi sui disturbi dello sviluppo neurologico sono stati inequivocabilmente dimostrati, non solo sugli animali da laboratorio, ma anche sugli esseri umani”.

L’emittente svizzera ha precisato che uno dei pesticidi è il “Vertimec Gold”, un disinfestante utilizzato sulle colture e contenente l’insetticida abamectina. Nella primavera di quest’anno, l’Ue ha rinnovato l’approvazione per l’abamectina, ma ne ha limitato ulteriormente l’uso, sulla base di studi di Syngenta del 2005 e del 2007 – venuti alla luce solo di recente – che mostravano effetti negativi della sostanza chimica sui ratti.

Secondo il pool giornalistico e i ricercatori svedesi, la legislazione dell’Ue prevede l’obbligo di riferire tutti i dati avversi disponibili sui prodotti fin dai primi anni Novanta. I documenti interni dell’Ue visionati dai giornalisti suggeriscono che i funzionari di Bruxelles hanno “serie preoccupazioni” riguardo agli studi mancanti.

Syngenta ha dichiarato a SRF di non aver violato alcun obbligo e che gli studi in questione sono stati effettuati per soddisfare le richieste delle autorità di regolamentazione statunitensi, prima di essere successivamente richiesti dalle autorità europee. L’azienda ha aggiunto che gli studi non hanno portato a nuovi risultati negativi. Tra i produttori di pesticidi coinvolti figurano anche la tedesca Bayer e le giapponesi IKS e Nissan Chemical Corporation.

“Abbiamo esaminato 35 test di neurotossicità sottoposti dalle società all’Epa. Di questi test, nove non sono stati inviati all’equivalente europeo”, ha spiegato Rudén, secondo la quale non è chiaro perché alle autorità statunitensi sì e a quelle europee no. Tuttavia “se a livello europeo si prova che quanto testato sviluppa un problema neurologico, può essere immediatamente vietato sul mercato europeo. È quindi facile immaginare il rischio finanziario che corrono questo tipo di aziende se sottopongono i test alle autorità competenti”.

Sulle nove molecole incriminate, tre sono state ritirate una volta trasmessi gli esami, ma dopo anni, perché questi casi risalgono ai primi anni 2000. Un esempio è l’insetticida Etoprofo. “Gli statunitensi – ha riferito Rudén – hanno in mano test che dimostrano effetti comportamentali anomali a ogni livello di dosaggio. Bayer afferma che non è così, e passa le sue conclusioni agli europei senza segnalare il parere statunitense. Abbiamo dovuto attendere il 2017 per vedere il prodotto bloccato dall’Ue, su segnalazione proprio dei due ricercatori svedesi”, si legge nell’inchiesta giornalistica.

Per Sarah Wiener, deputata austriaca dei Verdi e relatrice del Parlamento europeo per le nuove proposte di regolamento sui pesticidi dell’Ue, “l’analisi mostra che l’industria dei pesticidi sta prendendo in giro le autorità dell’Ue. La salute dei cittadini europei è messa a repentaglio quando gli studi pertinenti vengono negati. L’Ue deve quindi assicurarsi che ci siano dure conseguenze per il rifiuto dei dati. Ciò potrebbe significare che le società dovrebbero pagare multe considerevoli”.

Norme Ue più severe sulla notifica degli studi sulla sicurezza sono diventate applicabili da marzo 2021, il che significa che le aziende ora devono notificare alle autorità tutti gli studi commissionati e non possono rifiutare di presentarli anche se si ritiene che non abbiano riscontrato risultati negativi. Il potere di sanzionare le aziende se illegalmente omettono di divulgare gli studi sulla tossicità in Europa spetta alle autorità di regolamentazione nazionali. Ma fino ad oggi nessuna sanzione nota è stata imposta a un’azienda di pesticidi. Attualmente, gli studi sulla sicurezza dei pesticidi sono commissionati e pagati dalle aziende. Mie e Rudén hanno suggerito che gli studi dovrebbero essere commissionati dalle autorità di regolamentazione, per evitare conflitti di interesse, con il recupero dei costi dalle società.

Le aziende chimiche, in particolare Bayer e Syngenta, si difendono. Sostengono, tra l’altro, che le regole europee, al momento dei fatti, non imponevano studi sulla neurotossicità. E quindi di non essere state legalmente obbligate a presentare gli studi.

Un portavoce di Syngenta, che ha commissionato due studi Dnt sull’abamectina nel 2005 e nel 2007, nonché studi su altri due pesticidi, ha dichiarato che “Syngenta ha rispettato tutte le richieste di dati dell’Ue e ha fornito dati di studio pertinenti in conformità con i requisiti normativi”. E ha aggiunto che gli studi sull’abamectina non sono stati presentati alle autorità dell’Ue in una domanda di approvazione, completata con successo nel 2008, perché gli studi erano stati condotti per la sua applicazione normativa negli Usa e all’epoca non erano un requisito nell’Ue.

Tuttavia, il portavoce dell’Efsa ha affermato che “gli studi Dnt sono stati utilizzati per ricavare livelli di sicurezza basati sulla salute per l’esposizione di consumatori e operatori”.

Un portavoce di Bayer ha dichiarato che “in ogni momento abbiamo presentato gli studi necessari richiesti dai regolamenti in quel momento. Per tutti e tre i principi attivi citati nella nuova ricerca gli studi non avrebbero modificato la valutazione del rischio delle autorità”.

Da parte sua Nissan Chemical Corporation ha affermato di aver presentato lo studio Dnt per il suo pesticida pyridaben, completato nel 2007, alle autorità di regolamentazione dell’Ue nel febbraio 2023. La giapponese ISK ha affermato di aver presentato uno studio Dnt del 2005 sul loro pesticida fluazinam alle autorità dell’Ue nel 2020 ma di non essere stata tenuta a farlo in anticipo. L’Efsa ha affermato che lo studio è ora in fase di valutazione come parte della valutazione se rinnovare l’approvazione del pesticida.

Le riforme proposte da Mie e Rudén per garantire che tutti gli studi sulla tossicità siano presentati alle autorità di regolamentazione dell’Ue includono il controllo incrociato dei set di dati con le controparti di altri Paesi, come l’Epa statunitense. “Le regole dovrebbero anche essere riviste per garantire che la non divulgazione degli studi sulla tossicità comporti un rischio legale significativo per le aziende di pesticidi”, hanno affermato.