Più qualità, meno inquinamento: l’allevamento bio è un modello vincente, stop a marginalizzazione

allevamenti biologici

La zootecnia bio al centro dell’ultimo webinar organizzato da FederBio in vista dellì’Assemblea dei produttori prevista a luglio

Il futuro della zootecnia in Europa e in Italia appare sospeso tra le suggestioni delle nuove biotecnologie come la carne sintetica prodotta in laboratorio e la necessità di avere allevamenti con ridotti impatti ambientali e che garantiscano il benessere animale. Questi i temi al centro del quarto webinar dal titolo “Il futuro della zootecnia può essere il biologico?” organizzato da Federbio in vista dell’assemblea dei produttori biologici che si terrà a Roma.

“Noi come biologico abbiamo molte cose da dire. Anche se la zootecnia biologica è tra gli ultimi arrivati nel quadro normativo europeo riassume in sè tutti gli elementi attualmente al centro del dibatttito”, sottolinea Paolo Carnemolla, segretario generale di FederBio.

In questi anni il Green Deal europeo e la sensibilità crescente dei cittadini sul tema del benessere degli animali e del contrasto al cambiamento climatico hanno determinato un ripensamento e un ridimensionamento del modello di allevamento intensivo che si sono sviluppati contemporaneamente a un calo dei consumi per alcune tipologie di prodotti animali. E, mentre la zootecnia convenzionale provava a sviluppare percorsi di sostenibilità e di certificazione del benessere animale, l’allevamento biologico ha rappresentato la risposta più efficiente e coerente con il modello  realmente sostenibile anche da un punto di vista sociale.

“In questo contesto la zootecnia biologica rappresenta un elemento di forza e marginalizzarla rappresenta un errore. Il rischio da evitare è che il dibattito sul futuro del cibo si trasformi in un dibattito sul cibo del futuro: non tutto quello che è fattibile tecnologicamente è accettabile socialmente”, ha ricordato Felice Adinolfi, dell’università di Bologna. “Ad esempio se si si mettono a confronto gli impatti ambientali legati alla produzione di un chilogrammo di carne sintetica da laboratorio con quelli generati per la stessa quantità dagli allevamenti biologici, o anche convenzionali di qualità, emergono valori 20 o 30 volte superiori”.

Anche sul tema del benessere animale la zootecnia biologica può porsi come valido modello per l’intero settore considerato che da decenni applica regole precise. Ad esempio per quanto riguarda il trasporto è intervenuta sulla quantità di spazio a disposizione degli animali, sulle condizioni e sulla durata dello spostamento.

E infatti il biologico cresce: nell’ultimo anno il valore delle vendite dei prodotti di origine animale (latte, uova, carne) è stato pari a 287,2 milioni di euro con un incremento del 3,7% rispetto ai 12 mesi precedenti.

“Il bio rimane centrale nella spesa degli italiani” ha evidenziato Silvia Zucconi del Nomisma. “La quota dei consumatori bioconsapevoli è passata dal 53% del 2012 all’89% del 2022.  Ma la componente prezzo sta acquistando un fattore decisivo nelle scelta dei prodotti alimentari a cui si affianca la ricerca della sostenibilità e un forte  interesse per la loro origine.”

Un trend positivo che dovrebbe confermarsi in futuro visto che – come emerso dai dati presentati da Francesco Bongiovanni del Masaf, Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste – i consumatori si dicono interessati ad avere più prodotti biologici e locali disponibili sugli scaffali nei prossimi 5 anni.