Nasce l’orto hi-tech per coltivare (senza pesticidi) sulla Luna e ai Poli

Una serra igloo darà la possibilità di coltivare micro-verdure in ambienti estremi. Progetto targato Enea

di Redazione


Un orto hi-tech per coltivare micro-verdure sulla Luna e in ambienti estremi come quelli polari. Sarà allestito all’interno di una speciale ‘serra igloo’ progettata per resistere a temperature molto basse. E anche in missioni spaziali simulate grazie a tecniche avanzate di realtà virtuale immersiva.

È la sfida di V-Gelm (Virtual Greenhouse Experimental Lunar Module). Il progetto sperimentale del Centro Ricerche Casaccia con l’obiettivo di sviluppare un modulo di coltivazione lunare. L’orto hi-tech abbinerà tecniche di coltivazione idroponica innovative a esperimenti virtuali per il supporto alla vita degli astronauti nelle future missioni di lungo periodo.

Il progetto dell’orto hi-tech è stato realizzato da un team di ricercatori Enea e di studenti del Centro Interdipartimentale Territorio edilizia restauro ambiente (Citera) e delle Università Sapienza di Roma e della Tuscia. Nello specifico, il progetto si articola in due fasi: la prima ha visto impegnati studenti e ricercatori, in collaborazione con Mars Planet Society, nella progettazione architettonica e funzionale degli spazi simulata tramite tecniche immersive di realtà virtuale. Nella seconda è entrato in campo Hort3 l’innovativo orto dell’Enea dove viene sperimentata la coltivazione idroponica di due particolari varietà di ravanello, Daikon e Rioja, all’interno di una particolare tenda denominata “Egg” per la sua particolare forma a uovo, realizzata dall’Università degli Studi di Milano.

Orto hi-tech tutto senza pesticidi

Il modulo sviluppato da Enea nell’ambito del progetto Hortspace, finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), consiste in un sistema di coltivazione idroponica multilivello a ciclo chiuso con illuminazione led dove vengono coltivate le diverse specie di micro-verdure, appositamente selezionate per raggiungere lo stadio di crescita ideale alla consumazione nel giro di 10-15 giorni.

“Si tratta di un sistema di coltivazione fuori suolo con riciclo di acqua, senza l’utilizzo di pesticidi e di agrofarmaci, in grado di garantire ai membri dell’equipaggio impegnato nelle missioni spaziali cibo fresco di alta qualità e corretto apporto nutrizionale – spiega Luca Nardi del Laboratorio Biotecnologie Enea – senza dimenticare il beneficio psicologico dato dalla crescita delle piante in ambienti confinati, come quelli delle future basi extraterrestri o anche in ambienti estremi, come i deserti caldi e freddi”.

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