I giardini del Vaticano diventano bio

Rotazione delle colture, inserimento di insetti antagonisti e zero pesticidi

di Redazione


La volontà di tutelare la salute della Terra si concretizza anche nelle piccole azioni quotidiane. Il richiamo è contenuto nel documento del Vaticano In cammino per la cura della casa comune, presentato a cinque anni di distanza dalla Laudato si’. Così il Vaticano riporta l’attenzione sull’ecologia e la salute della Terra e richiama tutti ad agire per salvaguardare il creato.

La svolta ha interessato concretamente la stessa Città del Vaticano che ha attuato scelte in chiave di sostenibilità. In molti ambiti: dal riciclo dei rifiuti al risparmio energetico e idrico. E poi dalle energie rinnovabili al trasporto elettrico, fino alla cura del verde pubblico.

I Giardini del Vaticano sono infatti gestiti senza impiegare fitofarmaci dannosi. Come? Applicando la rotazione delle colture, utilizzando varietà colturali resistenti e inserendo  insetti antagonisti.

“Nei Giardini vaticani, polmone verde del Vaticano e in parte anche della città di Roma, sono in corso dei progetti che vanno di pari passo con la premessa dell’Enciclica, ossia la difesa della casa comune. Con il progetto Giardini Bio, ad esempio, si è riusciti in soli tre anni ad eliminare completamente l’uso di pesticidi di origine chimica, lasciando spazio alla biodiversità ed all’impiego di prodotti di origine naturale per il controllo delle popolazioni infestanti e concimi di origine organica”, ha dichiarato il vescovo Fernando Vérgez Alzaga, segretario generale del Governatorato.

Sempre in un’ottica di tutela ambientale, il Vaticano ha effettuato un accurato censimento delle piante esistenti che ha portato ad una riforestazione con la piantumazione di 250 nuove alberature di alto fusto, lì dove nel tempo erano state rimosse, e alla sostituzione di circa 2.300 piante di siepi, caratteristiche dei giardini vaticani.

Grande attenzione anche alla tutela delle risorse idriche. “L’adozione di circuiti chiusi per il riciclo delle acque destinate alle fontane dei giardini vaticani e alla rete antincendio all’interno delle mura Leonine ha permesso di ridurre gli sprechi del 60%”, ha aggiunto Fernando Vérgez Alzaga. Inoltre è stato studiato un uso equilibrato e razionale delle acque anche in funzione del tipo di coltura/piantumazione e delle condizioni meteorologiche.

Questi principi sono stati applicati anche nell’attività agricola del Vaticano che si svolge a Castel Gandolfo. “Per quanto riguarda l’attività agricola sia nelle colture che nell’allevamento vengono impiegati sistemi di coltivazione e tecniche che rispettano la terra pur garantendo prodotti di ottima qualità”, ha concluso il vescovo.

 

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