Salviamo le api, al via la raccolta firme europea

Durerà un anno, serviranno un milione di firme per limitare l’uso di pesticidi. Obiettivo: scongiurare il declino di questi insetti che garantiscono il 75% dei prodotti nella catena alimentare

di Valeria Aloisio


Una giornata mondiale dedicata alla tutela delle api. È quella che si celebra il 20 maggio dal 2018. Un tributo tardivo ma doveroso per insetti fondamentali per la conservazione della biodiversità. Indispensabili per il pianeta, vitali per tutti noi. Con l’impollinazione, le api garantiscono infatti lo sviluppo del 75% dei prodotti nella catena alimentare.

Ogni minaccia che mette in pericolo la sopravvivenza di questi insetti equivale, dunque, a un rischio per tutti noi.

E tradisce l’antica alleanza che lega l’uomo alle api. Esiste, infatti, una ricca testimonianza iconografica e documentaria sull’apicoltura. Reperti archeologici che ne danno testimonianza risalgono a 4.500 anni fa.

Le decorazioni scoperte nel Tempio di Shesepibre in Egitto, edificato all’incirca nel 2.500 a.C. sono considerate le più antiche raffigurazioni ma mostrano tecniche di apicoltura già evolute. È, dunque, probabile che tutto inizi molto tempo prima.

Se i rischi sono reali, una reazione positiva sembra comunque profilarsi. Fa ben sperare la raccolta di firme che partirà tra qualche giorno per chiedere all’Europa maggior tutela per questi insetti fondamentali.

Perché sono a rischio le api?

In appena trenta anni, dal 1980 al 2010, la popolazione mondiale di api e vespe si è ridotta del 36%. L’allarme per la loro sopravvivenza è dunque davvero concreto. Basti pensare che secondo analisi Fao sono soggette a un rischio di estinzione tra le 100 e le 1000 volte più elevato del normale. Le api sono messe in pericolo soprattutto dai prodotti chimici utilizzati in agricoltura, come pesticidi e insetticidi. In particolare il pericolo principale è rappresentato da una famiglia di insetticidi, i neonicotinoidi. Ma la lista delle minacce è lunga e comprende anche cambiamenti climatici, perdita di habitat e aumento di monocolture: un attacco ampio che ha un minimo comun denominatore, l’uomo.

Parliamo di soldi…

Del danno per la biodiversità abbiamo detto, del rischio per la sopravvivenza stessa degli esseri umani anche. Manca un ultimo tassello che forse è quello cruciale per mettere le api al centro della tutela: il fattore economico. Perdere le api significa anche perdere denaro. E non poco. Secondo i calcoli fatti dalle Nazioni Unite, le api producono un valore per l’uomo che arriva fino a 577 miliardi di dollari l’anno. Gli esperti hanno anche valutato la vulnerabilità delle prime 15 colture alimentari dipendenti dagli impollinatori, il cacao è particolarmente a rischio.

Una grande raccolta firme per tutelare le api

La Commissione Europea ha deciso di accogliere un’iniziativa dei cittadini europei a tutela delle api. Il progetto si chiama “Salvate le api! Protezione della biodiversità e miglioramento degli habitat per gli insetti in Europa” e si pone tra gli obiettivi la drastica riduzione dell’uso di pesticidi.

Gli organizzatori della raccolta firme chiedono di rendere la promozione della biodiversità un obiettivo generale della politica agricola comune; di ridurre drasticamente l’uso di pesticidi; di promuovere la diversità strutturale nei paesaggi agricoli; di tagliare l’uso dei fertilizzanti nelle aree Natura 2000. Dal prossimo 27 maggio si parte: gli organizzatori hanno un anno di tempo per raccogliere un milione di dichiarazioni di sostegno, da almeno sette diversi Stati membri. Se il risultato sarà raggiunto, la Commissione dovrà rispondere entro tre mesi, decidendo di dare seguito alla richiesta o meno, con un parere motivato.

Per salvare le api serve anche trasparenza

Se in Europa inizia una grande mobilitazione per chiedere misure a tutela delle api, continuano a non mancare le critiche per una politica poco attenta alla biodiversità. In particolare, a finire sotto accusa è la mancanza di trasparenza. Il Mediatore europeo, organo di garanzia dei cittadini Ue, ha chiesto ufficialmente alla Commissione europea di rendere noti i documenti alla base delle decisioni prese sui pesticidi nel 2014.

Secondo il Mediatore, l’irlandese Emily O’Reilly, la Commissione avrebbe negato l’accesso pubblico alle carte violando le regole Ue. Carte da cui emergerebbe il ruolo degli Stati membri nella scelta dei pesticidi da autorizzare. Si sa che alcuni Paesi sostengono il commercio e l’uso di pesticidi. Non è noto però, proprio perché i documenti non sono stati mai resi pubblici, quali siano queste nazioni. Una richiesta di trasparenza che non è solo formalità ma anche sostanza: la pressione dell’opinione pubblica potrebbe aumentare su quei Paesi che ritengono necessario l’uso di pesticidi.

Sembra ormai certo che l’autore non sia Albert Einstein ma la famosa frase “Se le api sparissero, il genere umano si estinguerebbe in 4 anni” ci sembra comunque la più adatta a spronarci e a fare in fretta.

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