6 a 2: al derby delle lobby chimiche vincono i repubblicani

L’industria dei pesticidi stringe la morsa sul congresso Usa: 678 mila dollari versati ai repubblicani contro i 285,5 mila donati ai democratici. Il più finanziato è il promotore di una norma che rappresenterebbe una seria minaccia per la biodiversità. Nel 2017 il settore chimico ha speso 34 milioni di dollari in attività lobbistiche rivolte al Congresso

di Jandira Moreno

Sei a due per i repubblicani, indiscutibilmente in testa alla classifica rispetto alla controparte democratica. Ma questo non è il risultato di un’amichevole tra politici di partiti avversari bensì la differenza tra i fondi che le industrie dei pesticidi – Bayer, CropLife America e Dow Chemical tra le prime – hanno versato ai 46 membri dell’House Agriculture Committee americano dal 2012 a oggi: 678mila dollari ai repubblicani contro i 285,5mila dei democratici. Vincitore assoluto il repubblicano Mike Conaway, promotore della section 9111 del Farm Bill che ha visto la luce il 12 aprile scorso.

A dare la notizia il Center for biological diversity (Centro per la biodiversità) allarmato dalla possibile approvazione di un decreto che di fatto permetterebbe la cancellazione di quarant’anni di politiche ambientali a favore della preservazione delle specie in via estinzione.  In sostanza questa nuova sezione del Farm bill permetterebbe all’EPA (l’agenzia americana per la tutela ambientale) e al suo amministratore Scott Pruit, di non prendere in considerazione l’Endangered Species Act (la norma a difesa delle specie a rischio) ed esaudire così la richiesta di Dow Chemical, la seconda più grande produttrice chimica al mondo. La stessa che ha donato un milione per l’insediamento di Donald Trump nel gennaio del 2017 e 75 milioni di dollari cercando l’appoggio dei membri del Congresso Usa nei sei anni precedenti. Si calcola che solo nel 2017 l’industria chimica abbia speso 34 milioni di dollari in attività lobbistiche rivolte al Congresso.

A nulla è servito lo studio pubblicato dalla National Marine Fisheries Service sulla minaccia che sostanze come il chlorpyrifos, il malathion e il diazinon rappresentano per la sopravvivenza di specie ittiche come salmoni, trote, storioni e le balene dei mari del sud.

Ma il 2017 non è stato l’anno in cui i lobbisti hanno versato maggiori quantità di denaro ai governi federali. Almeno non per quanto riguarda L’ACC (l’American Chemistry Council), l’associazione di categoria per le aziende chimiche americane con sede a Washington DC che pratica lobbying dal 1872.

Anche un occhio non esperto noterà il grafico posto nella homepage del sito che delinea le attività di lobbying degli ultimi 20 anni e in particolare le spese dello scorso anno che ammontano a quasi 7 milioni e mezzo per le attività di lobbying (9,3 se si calcolano le agenzie esterne che hanno lavorato per l’ACC). Nel 2013 invece, anno in cui Obama veniva rieletto per il secondo mandato, la cifra ammontava a più di 12 milioni (14.4 milioni in totale). Un picco che si ripete per tutte le volte che repubblicani e democratici si alternano alla Casa Bianca..

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