Pesticidi, la UE bacchetta la UE

A distanza di otto anni la Commissione europea fa il punto sull’applicazione della direttiva del 2009 sui pesticidi. E richiama gli Stati membri: ci sono ancora molte mancanze nei Piani d’azione nazionale

di Maria Pia Terrosi


Scarsi controlli sulla conformità a livello individuale degli agricoltori, assenza nei Piani d’azione nazionale di target misurabili per la protezione da pesticidi degli ambienti acquatici o dei parchi pubblici, mancato ricorso alla lotta integrata ai parassiti. Questi le maggiori criticità individuate nei Paesi europei dalla Commissione Ue nel recente Rapporto sull’uso sostenibile dei pesticidi.

Obiettivo dello studio era proprio quello di fare il punto –  a distanza di otto anni dalla adozione della direttiva Europa 2009/128/EC – su come vengono utilizzati i pesticidi negli Stati membri. E l’indagine ha purtroppo evidenziato alcuni aspetti negativi. In sostanza in molti Paesi Ue la direttiva del 2009 non risulta compiutamente applicata: la maggior parte dei piani d’azione nazionali non indica obiettivi misurabili per la protezione da pesticidi negli ambienti acquatici e parchi pubblici. Così come risulta sottoutilizzata la gestione integrata dei parassiti, attraverso la quale invece si potrebbe ridurre notevolmente l’impiego di fitofarmaci. Non solo: solo 15 Paesi su 28 hanno adottato misure precise per quanto riguarda la manipolazione e lo stoccaggio di pesticidi, incluso il recupero e lo smaltimento dei loro imballaggi e dei loro residui.

Carenze anche per quanto riguarda la formazione di chi utilizza i pesticidi. Per prima cosa mancano dati precisi sul numero degli operatori professionali e quindi non c’è certezza che vengano tutti addestrati. Inoltre sebbene 20 Paesi prevedano espressamente la formazione, 11 di questi non forniscono poi tutti i dettagli sufficienti.

 

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