Cooperativa Sociale Agricoltura Capodarco | Tenuta della Mistica

La Fattoria sociale “Tenuta della Mistica” si estende su di una porzione di campagna romana scampata al cemento. E così, nel quadrante est della Capitale, non distante dalla via Prenestina puntellata da fabbriche dismesse, megastore  e mobilifici, il visitatore ignaro può sentirsi piacevolmente spaesato. Ma siamo ancora a Roma, sì, precisamente tra Tor Sapienza, Tor Tre Teste e Torre Maura. Qui, un terreno di proprietà del Comune di Roma, sfruttato e depauperato da un’intensa attività di pastorizia e poi abbandonato vive oggi una fase di rigenerazione, i cui benefici sono i frutti della terra, ma non solo.

Nel 2011 l’area è stata assegnata alla Cooperativa sociale Agricoltura Capodarco e a una compagine di altre realtà associative e imprese sociali per coniugare la naturale vocazione dell’area – la produzione orticola – con progetti e iniziative a carattere solidale. Dopo un intenso lavoro di ripristino dell’equilibrio organico dei terreni, nell’ottobre del 2013 viene inaugurata la Fattoria che oggi coltiva circa trenta ettari e comprende due casali adibiti a punto vendita e ristorazione. Si producono prevalentemente ortaggi, in gran parte in campo aperto, e tra i clienti vanno annoverate anche le scuole primarie della Capitale. Tutto biologico: niente diserbanti, solo lotta integrata e trattamenti fitosanitari “a contatto”, consentiti dal disciplinare del biologico che agiscono senza entrare nel sistema linfatico della pianta.

Naturalmente, in linea con la mission di Agricoltura Capodarco – un nome storico dell’agricoltura sociale, attiva da quarant’anni nella sua sede di Grottaferrata (Rm), dal 1998 votata al bio  – Tenuta della Mistica ospita progetti destinati a persone che gravitano nell’area del disagio come ragazzi e ragazze con disabilità mentale o ex tossicodipendenti. Il lavoro agricolo come strumento per rinsaldare l’autostima e sviluppare il potenziale di ciascun individuo, un’attività di gruppo in ambiente naturale come strumento di integrazione sociale.  “Il biologico è la scelta naturale di un posto del genere – ci dice il presidente della cooperativa Salvatore Stingo – non potevamo pensare di avere un’attenzione alla persona senza avere anche attenzione al suo benessere fisico e all’ambiente. Non abbiamo neanche dovuto sceglierlo”.

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