Svizzera, parte la raccolta di firme per il referendum contro i pesticidi

Secondo un sondaggio, i cittadini elvetici sono favorevoli a una forte riduzione. La legge di iniziativa popolare li vuole vietare nella produzione agricola, nella trasformazione dei prodotti agricoli e nella cura del suolo e del paesaggio. Ma intanto la Svizzera continua a esportarli.

di Goffredo Galeazzi


Nel 2005 gli svizzeri hanno proibito gli organismi geneticamente modificati (OGM) dall’agricoltura con una votazione popolare. Oggi, un gruppo di cittadini vuole andare oltre e vietare anche i pesticidi di sintesi su tutto il territorio nazionale. Intanto a novembre scorso la Cancelleria federale svizzera, esaminata la richiesta per la raccolta delle firme a sostegno dell’iniziativa popolare federale “Per una Svizzera senza pesticidi sintetici” ha ammesso la raccolta di firme per il Referendum popolare che prevede che si voti per modificare un articolo della Costituzione: “L’utilizzazione di pesticidi sintetici nella produzione agricola, nella trasformazione dei prodotti agricoli e nella cura del suolo e del paesaggio è vietata. L’importazione a fini commerciali di derrate alimentari contenenti pesticidi sintetici o per la cui produzione sono stati utilizzati tali pesticidi è vietata”.

E un sondaggio conferma che gli svizzeri vorrebbero meno pesticidi, sia in natura sia nel proprio piatto: secondo un sondaggio rappresentativo i due terzi della popolazione si aspettano che venga ridotto l’uso di tali sostanze nell’agricoltura. Dall’indagine – condotta su un migliaio di persone dall’istituto di ricerca Gfs-Zürich su richiesta di ASPU/BirdLife (l’Associazione per la protezione degli uccelli), Greenpeace, Pro Natura e WWF – risulta che il 65% degli interrogati si è espresso per un intervento di Berna al fine di ridurre l’uso degli antiparassitari nelle coltivazioni svizzere. Il 49% vuole che la concessione di sovvenzioni si limiti alla sola agricoltura biologica. Il 74% non vuole pesticidi nell’acqua potabile.

BirdLife, Greenpeace, Pro Natura e WWF rammentano che un recente studio dell’Istituto federale per l’approvvigionamento, la depurazione e la protezione delle acque (Eawag) ha rilevato una situazione preoccupante in cinque ruscelli di differenti cantoni. Dalle analisi è risultata la presenza di 128 diversi principi attivi derivanti dall’agricoltura, dall’orticoltura e dalla viticoltura. Fra questi 61 erbicidi, 45 fungicidi e 22 insetticidi.

Tuttavia bisogna ricordare che la Svizzera esporta verso Paesi in via di sviluppo erbicidi pericolosi per la salute e l’ambiente la cui commercializzazione è vietata nella Confederazione e nell’Ue. Tra il 2012 e il 2016 quattro esportazioni di paraquat e tredici di atrazina – denuncia l’organizzazione non governativa Public Eye – sono state registrate a partire dalla Svizzera. I Paesi destinatari sono Argentina, Brasile, Camerun, Cina, India, Pakistan, Perù e Thailandia. L’ong chiede all’Ufficio federale dell’ambiente di mettere fine a queste esportazioni e di rispettare gli impegni presi nel quadro della Convenzione di Basilea.

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