Il grano statunitense salvato dai semi siriani

Con l’aumento della temperatura, parassiti e malattie si stanno spostando nel cuore agricolo degli Stati Uniti. Un’antica erba, conservata vicino ad Aleppo in una delle più importanti banche di semi del mondo, ha dimostrato la sua resistenza ad alcuni parassiti che devastano i campi di grano Usa e su cui nulla possono i pesticidi

di Goffredo Galeazzi


Uno studio statunitense ha rilevato che la varietà di semi è diminuita in quasi tutte le regioni degli Usa, e in modo drammatico nel Midwest, a causa del cambiamento climatico. Con l’aumento della temperatura, parassiti e malattie si stanno spostando verso Nord, nel cuore agricolo degli Stati Uniti, mettendo in crisi le colture. Per contrastare questo fenomeno, i ricercatori hanno utilizzato una varietà di erba selvatica, la Aegilops tauschii,  i cui semi sono stati fatti uscire di nascosto dalla Siria in piena guerra civile.

Questa antica erba, salvata dalle bombe piovute su Aleppo, ha dimostrato la sua resistenza ad alcuni parassiti su cui nulla possono i pesticidi. A rivelare l’importante scoperta è stata l’Universita’ di Yale al termine di una ricerca svolta nel Kansas e negli Stati vicini (Oklahoma, Texas, Colorado e Nebraska). I risultati dell’esperimento sono stati pubblicati su ‘Yale 360’ – in collaborazione con ‘Food and EnvirOnment Reporting Network’, un’organizzazione di giornalismo d’inchiesta no profit.

Un team di ricercatori, provocando un’infestazione da mosche dell’Assia (un parassita delle colture di cereali in circolazione da più di due secoli: pare sia apparso in Nord America con i giacigli di paglia dei mercenari dell’Assia che hanno combattuto per conto degli Inglesi durante la Guerra d’indipendenza, alla fine del Settecento) su 20.000 piantine in una serra del Kansas, ha fatto una scoperta. I semi delle piantine di grano immagazzinati in una banca dei semi fuori della città siriana di Aleppo, ormai in gran parte distrutta, resistono al parassita e potrebbero finire per salvare il grano degli Stati Uniti dai danni causati dai cambiamenti climatici.

Secondo il National Climatic Data Center, dal 2000 al 2015, le temperature medie nel Midwest sono salite da 1 a 2 gradi Fahrenheit (poco più di mezzo grado centigrado) al di sopra di quella che era stata la media del ventesimo secolo. Inoltre, secondo l’Environment Protection Agency, i periodi di siccità si stanno allungando. In atre parole, le condizioni in alcune aree del Midwest stanno iniziando a somigliare alle condizioni nel Medio Oriente.

E così, nel cuore cerealicolo degli Stati Uniti, nuovi parassiti e malattie stanno viaggiando verso nord al seguito del caldo, spesso sopraffacendo la capacità dei prodotti chimici agricoli di combatterli. In risposta, gli scienziati cercano fonti di resistenza naturale. E le hanno trovate in Siria, il luogo di nascita dell’agricoltura.

Una delle più importanti banche di semi del mondo era situata infatti in Siria, a circa 25 miglia a ovest di Aleppo, nella città di Tal Hadya, ed era gestita dal Centro internazionale per la ricerca agricola nelle aree asciutte (Icarda). Questo centro, legato all’Onu, è specializzato nella conservazione e nella ricerca di sementi in aree calde e secche, condizioni che ora vengono riscontrate in un numero crescente di regioni agricole e l’area è il luogo di origine del grano domestico di oggi (quindi i semi che sono stati immagazzinati là beneficiano di un germoplasma con strategie di sopravvivenza sviluppate in migliaia di anni di condizioni mutevoli e di patogeni in evoluzione).

Questo straordinario patrimonio poteva essere spazzato via. L’area intorno ad Aleppo era infatti una roccaforte dei ribelli fino al 2016. Il comandante di Tal Hadya però era lui stesso un agricoltore e capiva l’importanza della banca dei semi. Così gli scienziati e i ribelli hanno raggiunto un accordo: i ribelli hanno protetto la banca del seme e hanno assicurato che il generatore continuasse a funzionare per mantenere freschi i semi immagazzinati; in cambio gli scienziati fornivano ai ribelli cibo proveniente dai campi sperimentali del centro. L’intesa è durata fino alla primavera del 2016, quando l’esercito del presidente siriano Bashar al-Assad ha iniziato a bombardare Aleppo e le città circostanti, tra cui Tal Hadya. Per salvare il prezioso patrimonio genetico è stato allora organizzato un trasporto dei semi della Siria su un piccolo camion (ora i semi vengono coltivati nella valle della Bekaa in Libano e in un centro Icarda alla periferia di Rabat, in Marocco).

Mentre le forze del presidente siriano Bashar al-Assad bombardavano Aleppo nella primavera del 2016, i ricercatori della Kansas State University (KSU) ricevevano sempre più urgenti segnalazioni da parte degli agricoltori del Midwest sugli attacchi devastanti della mosca dell’Assia. Ming-Shun Chen, professore di entomologia molecolare alla KSU, ha spiegato che fino a qualche anno fa  le larve delle mosche venivano uccise dal freddo dell’inverno. Ma quel freddo ora arriva troppo tardi e le larve sopravvivono per trasformarsi in mosche, poi le mosche iniettano nella pianta una sostanza a base di proteine ​​che la trasforma in una specie di liquame nutriente che possono succhiare e digerire.

Da novembre ad aprile, Chen ha collaborato con lo scienziato Jesse Poland, direttore del Lab per l’applied Wheat Genomics, per condurre una sequenza di esperimenti nelle serre dell’università. Hanno così scoperto che un parente selvatico di grano, noto come Aegilops tauschii, comune in Siria, era l’unica varietà in grado di resistere in modo significativo all’assalto di mosca dell’Assia.

“I parenti genetici del grano sono strettamente legati a ciò che è stato addomesticato”, afferma Jesse Poland. “La differenza è che l’addomesticamento selezionato per geni e caratteristiche aumenta sì la produttività, ma durante il processo si perdono qualità di resistenza a malattie e insetti. Quelle varietà iperproduttive stanno mostrando la loro debolezza di fronte alle nuove malattie e parassiti”.

“I parenti selvaggi sono per definizione più resistenti”, commenta Maywa Montenegro, dottoressa in Scienze ambientali, politica e management presso l’Università della California, a Berkeley, che ha dedicato anni di studio ai parenti selvatici delle colture. “In una fattoria, l’agricoltore fa di tutto per favorire i suoi raccolti, estrae piante concorrenti, erbacce, dà acqua. Ma i parenti selvatici non hanno ricevuto assistenza per migliaia di anni. Hanno a che fare con siccità, inondazioni e sale”.

Anche altri semi provenienti dalla Siria – oltre all’Aegilops tauschii che mostra tratti di resistenza a più di una mezza dozzina di insetti comuni – stanno aiutando gli agricoltori a sostenere i cambiamenti climatici in altre parti del Midwest. Nell’Illinois e in Dakota, ad esempio, la combinazione di temperature crescenti con piogge brevi ma intense sta portando alla proliferazione di un fungo virulento, la ruggine della testa di Fusarium, che prospera in condizioni calde e umide e distrugge le piante di grano attaccandosi alle radici e steli. Ancora una volta, i semi siriani sembrano essere fortemente performanti nelle nuove condizioni climatiche del Midwest.

Su scala globale l’Onu ha avvertito che i tre quarti delle varietà mondiali di semi esistenti dai primi del ‘900 si sono estinti nel 2015.

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