Taroccato un pesticida su 4. Risultato: più veleni per tutti

Un quarto dei pesticidi utilizzati nel mondo è contraffatto: viene assemblato, spesso sotto etichette conosciute, in laboratori di fortuna e poi venduto come il preparato prodotto dai grandi marchi della chimica. Quello del pesticida taroccato è tra i dieci business più redditizi per la criminalità organizzata. A denunciare il boom dei questo speciale settore dell’agromafia, il rapporto “Il costo economico della violazione dei diritti della proprietà intellettuale nel settore dei pesticidi” che si preoccupa – soprattutto – della potenziale perdita delle multinazionali del settore. Quello che invece preoccupa i cittadini è che il prodotto dei laboratori degli apprendisti stregoni della contraffazione chimica è fuori dai controlli e che le formulazioni possono contenere sostanze molto dannose per la salute umana.

di Goffredo Galeazzi


Al rischio alla salute e all’ambiente rappresentato dai pesticidi legali, occorre aggiungere quello rappresentato dai fitofarmaci contraffatti, composti da sostanze vietate nei nostri Paesi ma ancora vendute e utilizzate in altri continenti. Ingresso e utilizzo di pesticidi non registrati nella Ue, laboratori clandestini dove vengono prodotti pesticidi non conformi alle norme europee: le stime indicano che fino al 25% di tutti i pesticidi venduti a livello globale è contraffatto o illegale. Il business connesso risulta essere tra i primi dieci più redditizi per la criminalità organizzata, secondo il rapporto OSCE-Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa su “Contrasto alla contraffazione e al contrabbando di pesticidi”. Il 70% di questo flusso di veleni arriva sul mercato in piccoli imballi, destinati dunque ai piccoli agricoltori e da lì alle nostre tavole. Sempre per l’OSCE, la circolazione di pesticidi contraffatti rappresenta una “nuova minaccia globale” alla salute e all’ambiente.

La Cina e l’India sono i paesi capogruppo della contraffazione dei pesticidi e si dividono il mercato globale con il 30% e il 20% rispettivamente, ricordano Sandro Calvani e Michela Albertazzi nel libro “Saccheggio mondiale. Pagine gialle del crimine globale”. Oltre l’80% dei pesticidi illegali utilizzati in Europa proviene dalla Cina. Si tratta per lo più di prodotti chimici non testati e non soggetti alla regolamentazione vigente, che possono comportare notevoli rischi per la salute degli agricoltori e dei consumatori, danni ambientali su flora e fauna e contaminazione del suolo. L’elevato margine di profitto rende i pesticidi contraffatti e illegali un’area in rapida crescita della criminalità organizzata che sta adottando strategie sempre più complesse come il riconfezionamento e la sostituzione per potenziarne la redditività.

L’Ufficio Ue per la proprietà intellettuale (EUIPO) nel report “Il costo economico della violazione dei diritti della proprietà intellettuale nel settore dei pesticidi”, pubblicato nell’aprile di quest’anno, racconta di un sostanziale via vai di pesticidi taroccati venduti agli agricoltori europei. L’Italia è in cima alla lista negativa della contraffazione: se in totale le perdite dei fabbricanti autorizzati ammontano in Europa al 13,8% dei loro bilanci, nel nostro paese questa percentuale sale al 18,1. In altre parole siamo secondi solo alla Grecia per peso della contraffazione, un dato che fa pensare che all’interno dei nostri confini ci sia un giro di fitofarmaci vietati più vasto che altrove.

Negli ultimi anni circa il 60% dei pesticidi di vecchia produzione sono stati vietati nell’Ue a causa del loro alto indice di tossicità. Mentre i nuovi prodotti fitosanitari (autorizzati) sono mediamente più costosi. Si è venuto quindi a creare una sorta di mercato parallelo di prodotti fitosanitari contraffatti  a basso costo – gestito dalla criminalità organizzata – che opera aggirando le normative e mettendo a repentaglio la salute di agricoltori e consumatori.

Oltre che dall’alta redditività, il mercato illegale è favorito dalla globalizzazione e dall’espandersi delle ecomafie. A giudicare dalle cronache , le polizie europee hanno oggi parecchio lavoro da fare per ritrovare le tracce del contrabbando di pesticidi contraffatti, spesso provenienti dall’Asia.  A livello europeo, l’operazione internazionale denominata “Silver Axe” – condotta da Europol a fine 2015 in Belgio, Francia, Germania, Italia, Slovenia, Spagna e Paesi Bassi – ha portato alla scoperta di 190 tonnellate di pesticidi. Mentre l’operazione “Fragola” (operación “Fresón”) portata a termine in Spagna nel febbraio 2015, vede tra i principali capi d’accusa l’uso illegale di pesticidi, il contrabbando di prodotti illegali, la truffa aggravata ai danni dei consumatori, il riciclaggio di denaro.

In Italia il fenomeno non riguarda solo il contrabbando e la produzione di pesticidi ‘fai da te’, ma anche  e il furto di prodotti che vengono rivenduti al mercato nero. A gennaio il Consorzio Agrario Adriatico di Piediripa in provincia di Macerata ha subito un furto di fitofarmaci  per un valore superiore ai 100 mila euro, mentre meno di un anno prima un’incursione al Consorzio Agrario di Borgo Flora, a Cisterna di Latina, aveva fruttato ai ladri oltre 50 mila euro.

Ma senza dubbio la specialità nazionale pare essere quella dei laboratori clandestini che miscelano sostanze vietate con totale sprezzo per i danni della salute di chi mangerà i cibi contaminati ma anche di chi maneggia i veleni. Appena lo scorso marzo (2017), in un’azienda agricola calabrese sono stati sequestrati circa 300 litri di Dormex, un fitofarmaco la cui vendita, commercializzazione e utilizzo sono proibiti in Italia e in Europa dal 2008 perché cancerogeno. Già nel 2010 un laboratorio artigianale del Lazio importava agrofarmaci dalla Cina, li miscelava con il Dormex e quindi li commercializzava. Nel brindisino nel 2011 è stato scoperto uno stock di prodotti con etichette false, fabbricati artigianalmente con sostanze tossiche e venduti ad agricoltori della provincia. Anche qui, tra i prodotti sequestrati, compare il Dormex. Nel luglio di tre anni fa in Campania sono stati scoperti un laboratorio clandestino, un deposito contenente 140 tonnellate di pesticidi per un valore di oltre 2 milioni di euro, e un negozio privo di autorizzazione. I prodotti sequestrati erano impiegati per realizzare fitofarmaci sulle cui confezioni venivano apposte false etichette di note aziende multinazionali. I pesticidi contraffatti contenevano, in particolare, tre principi attivi, tutti fuorilegge in Europa: il Paraquat dicloruro, il Trifluralin e il Dormex.  I prodotti più richiesti erano il “Seccatutto”, un potente diserbante, e il Gramoxone. Come si legge nell’ordinanza di sequestro, questa sostanza “presenta gravi rischi per la salute umana: lesioni irreversibili o decesso per esposizione cutanea, inalazione, ingestione accidentale”. Mentre il Trifluralin è una sostanza “altamente tossica per gli organismi acquatici, è persistente nel terreno, non è facilmente biodegradabile ed è altamente volatile”. A preparare i composti senza utilizzare alcuna precauzione in un capannone di Somma Vesuviana erano due operai immigrati.

Le truffe sono talmente estese che per combatterle la Regione Emilia Romagna ha predisposto nel 2012 un opuscolo su “Metodi di identificazione e buone prassi di comportamento” indirizzato a tutti gli utilizzatori di prodotti fitosanitari. Secondo l’EUIPO, l’industria perde circa 1,3 miliardi euro l’anno a causa della commercializzazione di pesticidi contraffatti nel mercato della Ue, per una percentuale pari al 13,8 % delle vendite del settore. Ma non ci sono analoghi studi a livello europeo sulla dannosità e sui rischi ulteriori sulla salute e sull’ambiente legati alla diffusione di agrofarmaci illegali: un motivo in più per uscire dalla chimica nei campi.

Leggi il commento di Patrizia Gentilini (ISDE)

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